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A quale ritmo va il benessere?


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Piccoli e grandi motivi per cambiare. O ri-cambiare.

In questo ultimo mese sono tornata a mangiare completamente Gluten Free e, per rendere tutto più semplice, anche senza lattosio. Se vi chiedete perché lo faccio…la risposta è che sono stata male, che tra connettivite, gluten sensitivity e rispetto per me stessa (come potete leggere qui) ho capito che per me va bene così.

Il problema è che di media faccio una cena a settimana sul Frecciarossa e una in aeroporto, e almeno un paio di pranzi ospite di qualche azienda: tutti posti dove ovviamente si trovano cibi pieni zeppi di, farine, cereali e formaggi vari panini, piadine, pizze, merendine varie e dove solo raramente trovo…cibo sano. Sì perché l’insalata imbustata e preconfezionata, disposta in vetrina, non la inserisco nella categoria di cibi sani!

panini

Questo da sempre è il motivo per cui, dopo un periodo consapevole di “alimentazione sana” ricado nel “mangiare quello che capita”, complice la fretta, i tempi stretti, i bar e le macchinette aziendali. Che poi a pensarci bene… non è proprio una scusa, è un motivo reale: nei posti di passaggio c’è (ancora) poca attenzione al cibo sano! I bar sono pieni di farinacei e, se va bene, hanno vicino alla cassa delle merendine confezionate gluten free, che però solitamente contengono una quantità di zuccheri e grassi che comunque non mi fa pensare che siano davvero sane.

Quindi, grazie alla vita itinerante, eccomi fornita un motivo meraviglioso per non prendermi davvero cura di me, per mangiare quello che trovo e quindi per intossicarmi in vario modo.

E così negli ultimi 3 anni passo di media un paio di mesi a mangiare “bene”, poi ricado nell’alimentazione sbagliata per un paio di mesi e così via, su e giù. Un po’ bene e un po’ male. E resto sempre stupita di come il corpo si abitui al cibo che gli diamo, anche se “cattivo”, lui impara a mangiarlo e i primi giorni sembra contento, nessun fastidio, tutto apposto…poi lentamente settimana dopo settimana risento tutti i sintomi ormai noti dell’intolleranza al glutine, del gonfiore addominale causato dai latticini e del corollario della Gluten Sensitivity.

Arrivano i gonfiori, i dolori più forti agli altri, la testa sempre pesante, gli occhi al risveglio gonfi, appiccicati e secchi, le afte in bocca, le mani gonfie, le ginocchia pure, e quella sensazione di svegliarmi al mattino come se non avessi dormito di notte, o come se mi svegliassero prendendomi a schiaffi.

Poi c’è un giorno (sì perchè arriva sempre quel giorno!!!) in cui dopo una cena, o una colazione in giro, dove il mix di latticini e glutine è stato davvero esagerato in cui il disgusto è così forte che basta CLICK. Si inverte la marcia.

pausa

C’è che serve un evento scantenante, un click, per fermare la rotta. E ri-cambiare.

C’è che serve davvero il click per invertire la rotta. Perché per quanto uno sappia cosa gli fa bene e cosa no, le abitudini sono dure a cambiare e ad una cena con gli amici è più facile cedere che restare sulle proprie gambe, ad una colazione fuori è più facile farsi tentare che restare sicuri (e sereni!) delle proprie scelte, e così via!

C’è che anche io sono vittima della vocina tentatrice interna che dice: “Perché dovrei mettermi sottopressione con un cambiamento?”, “La vita è già così complicata perché dovrei rinunciare ad un vizio o chiedermi di cambiare se non sono obbligato?”.

C’è che serve davvero un buon motivo per cambiare.

change is difficult

Qualsiasi cosa si voglia cambiare: abitudini, alimentazione, lavoro, compagnie. Molti vogliono dimagrire qualche kg, altri imparare l’inglese, altri magari cambiare lavoro… ma quanti poi dedicano al loro obiettivo tutte le loro energie?

Sì dai, insomma…vogliamo spesso tante cose ma davvero ci si impegna (con costanza) per poche. Quindi sì…serve un buon motivo, per dimagrire, per studiare, per lavorare. Un buon motivo persino per cambiare. E per mantenerla nel tempo quell’intenzione!

E come si trova allora un buon motivo? Molto spesso non basta “stare un po’ male”, stress, fastidi, problemi fisici non bastano  a far cambiare abitudini grandi o piccole: io mi intossico, sapendo di farlo. E questo mi fa rabbia, tanta, ogni volta, fino al click.

Ma in quest’ultimo mese il click è stato più forte e ho applicato con forza il mio metodo (ne parlo qui e qui) per mantenere le forza di questo cambiamento, perché il motivo buono per farlo ce l’ho (la salute vera!) e anche il click rivelatore (le piccole intossicazioni!).

Ogni giorno, ogni settimana va vissuta pienamente, disponendo di tutte le energie che si hanno, di tutta la forza e la lucidità possibile. Perché auto-sabotarsi con piccole o grandi abitudini che in realtà mi avvelenano?

cambiare

Io voglio avere pieno rispetto di me, del mio corpo, involucro prezioso che mi custodirà tutta la vita, e voglio mettermi nella condizione ogni giorno di essere la migliore versione di me stessa. Senza intossicazioni o avvelenamenti piccoli e costanti.

Io mi voglio bene e mi prendo cura di me, questo è il mio nuovo buon motivo!

 

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1 Commento

Ma poi…viaggiare per lavoro è una cosa bella o brutta?

Domanda complessa con mille sfumature e per rispondere parlo del mio caso, di cosa è capitato a me, di come la vivo io.

Prima lavoravo in un azienda: un bel posto fisso, invidiato da molti, un’azienda apposto, e tutti i giorni stessa scrivania e stesso tragitto casa-lavoro. Facce, luoghi, progetti… Ed era per me…terribile!!!

lavorare 2Ora sono 7 anni che ho lasciato quel lavoro “fisso” e che sono invece un consulente, formatore e coach in diverse aziende, e giro come una trottola per tutta Italia e la mia risposta è : “una cosa bellissima!!“. Vedo tanti posti, conosco molte città, ho modo di sperimentarti in molti modi diversi, di gestire imprevisti, di capire come gira il mondo e come funziono io in quel mondo così veloce e così pieno di treni, voli, coincidenze, stazioni e occasioni da prendere.

Per farvi un esempio, solo negli ultimi 30 giorni ho preso 8 voli, 10 treni, 14 notti in hotel, molti taxi, molte cene da sola in posti e locali che non conosco. Città viste? Milano, Ostuni, Torino, Roma, ancora Ostuni e poi Roma, e infine Lecce.

Domani torno a casa. E stasera scrivo proprio da qua, da Lecce, da Mamma Elvira, mentre bevo un bicchiere di vino e sgranocchio Olive e Taralli (no, veramente i taralli li lascio nel simpatico vassoio perché il glutine non lo mangio, come sapete da qui).
viaggio

C’è chi pensa che prendersi un aperitivo, o cenare da soli, sia una cosa “brutta”. A me piace da impazzire!!! Non solo perché ormai ci sono abituata (e non mi fa più strano) ma perché è un modo meraviglioso di entrare nella realtà di una città, scegliere e infilarsi in un bar carino, sentire il dialetto, bere un vino locale, sentire di cosa parlano le persone o qual è il mood del posto e nel frattempo pensare, scrivere, leggere. Ho letto molti libri (prossimamente un post sui libri interessanti letti in viaggio) e scritto molti articoli dedicando tempo a me, alle mie riflessioni e credo che sia tempo prezioso, raro, importante.

Ci sono dei contro? Sì certo, se me lo chiedete nei giorni grigi direi “è terribile viaggiare tanto per lavoro!!”, è stancante stare con la valigia in mano, non avere una vita regolare nella propria città, dormire in posti sempre diversi non costruire routine e abitudini “normali” e a volte torno a casa letteralmente schiantata dal luna park delle trasferte ma quindi….

Qual è il mio verdetto finale sul lavorare in trasferta?

E’ bello, stimolante e offre uno spazio personale, lontano da tutti dove entrare in contatto con se stessi, ascoltarsi, pensare, non intontirsi di cose da fare o di aspettative da rispettare. Certo mettete in conto una vita stancante e anche che sì, si è soli, davvero soli, senza amici, colleghi, parenti e se questo non spaventa diventa un’occasione meravigliosa per uscire a cena…con se stessi. 

E questo è raro, utile…e prezioso. Volete un consiglio? Provateci.

Provate a uscire con voi stessi. Potreste trovarvi interessanti!

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