Lento Lento Veloce Lento

A quale ritmo va il benessere?


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Piccoli e grandi motivi per cambiare. O ri-cambiare.

In questo ultimo mese sono tornata a mangiare completamente Gluten Free e, per rendere tutto più semplice, anche senza lattosio. Se vi chiedete perché lo faccio…la risposta è che sono stata male, che tra connettivite, gluten sensitivity e rispetto per me stessa (come potete leggere qui) ho capito che per me va bene così.

Il problema è che di media faccio una cena a settimana sul Frecciarossa e una in aeroporto, e almeno un paio di pranzi ospite di qualche azienda: tutti posti dove ovviamente si trovano cibi pieni zeppi di, farine, cereali e formaggi vari panini, piadine, pizze, merendine varie e dove solo raramente trovo…cibo sano. Sì perché l’insalata imbustata e preconfezionata, disposta in vetrina, non la inserisco nella categoria di cibi sani!

panini

Questo da sempre è il motivo per cui, dopo un periodo consapevole di “alimentazione sana” ricado nel “mangiare quello che capita”, complice la fretta, i tempi stretti, i bar e le macchinette aziendali. Che poi a pensarci bene… non è proprio una scusa, è un motivo reale: nei posti di passaggio c’è (ancora) poca attenzione al cibo sano! I bar sono pieni di farinacei e, se va bene, hanno vicino alla cassa delle merendine confezionate gluten free, che però solitamente contengono una quantità di zuccheri e grassi che comunque non mi fa pensare che siano davvero sane.

Quindi, grazie alla vita itinerante, eccomi fornita un motivo meraviglioso per non prendermi davvero cura di me, per mangiare quello che trovo e quindi per intossicarmi in vario modo.

E così negli ultimi 3 anni passo di media un paio di mesi a mangiare “bene”, poi ricado nell’alimentazione sbagliata per un paio di mesi e così via, su e giù. Un po’ bene e un po’ male. E resto sempre stupita di come il corpo si abitui al cibo che gli diamo, anche se “cattivo”, lui impara a mangiarlo e i primi giorni sembra contento, nessun fastidio, tutto apposto…poi lentamente settimana dopo settimana risento tutti i sintomi ormai noti dell’intolleranza al glutine, del gonfiore addominale causato dai latticini e del corollario della Gluten Sensitivity.

Arrivano i gonfiori, i dolori più forti agli altri, la testa sempre pesante, gli occhi al risveglio gonfi, appiccicati e secchi, le afte in bocca, le mani gonfie, le ginocchia pure, e quella sensazione di svegliarmi al mattino come se non avessi dormito di notte, o come se mi svegliassero prendendomi a schiaffi.

Poi c’è un giorno (sì perchè arriva sempre quel giorno!!!) in cui dopo una cena, o una colazione in giro, dove il mix di latticini e glutine è stato davvero esagerato in cui il disgusto è così forte che basta CLICK. Si inverte la marcia.

pausa

C’è che serve un evento scantenante, un click, per fermare la rotta. E ri-cambiare.

C’è che serve davvero il click per invertire la rotta. Perché per quanto uno sappia cosa gli fa bene e cosa no, le abitudini sono dure a cambiare e ad una cena con gli amici è più facile cedere che restare sulle proprie gambe, ad una colazione fuori è più facile farsi tentare che restare sicuri (e sereni!) delle proprie scelte, e così via!

C’è che anche io sono vittima della vocina tentatrice interna che dice: “Perché dovrei mettermi sottopressione con un cambiamento?”, “La vita è già così complicata perché dovrei rinunciare ad un vizio o chiedermi di cambiare se non sono obbligato?”.

C’è che serve davvero un buon motivo per cambiare.

change is difficult

Qualsiasi cosa si voglia cambiare: abitudini, alimentazione, lavoro, compagnie. Molti vogliono dimagrire qualche kg, altri imparare l’inglese, altri magari cambiare lavoro… ma quanti poi dedicano al loro obiettivo tutte le loro energie?

Sì dai, insomma…vogliamo spesso tante cose ma davvero ci si impegna (con costanza) per poche. Quindi sì…serve un buon motivo, per dimagrire, per studiare, per lavorare. Un buon motivo persino per cambiare. E per mantenerla nel tempo quell’intenzione!

E come si trova allora un buon motivo? Molto spesso non basta “stare un po’ male”, stress, fastidi, problemi fisici non bastano  a far cambiare abitudini grandi o piccole: io mi intossico, sapendo di farlo. E questo mi fa rabbia, tanta, ogni volta, fino al click.

Ma in quest’ultimo mese il click è stato più forte e ho applicato con forza il mio metodo (ne parlo qui e qui) per mantenere le forza di questo cambiamento, perché il motivo buono per farlo ce l’ho (la salute vera!) e anche il click rivelatore (le piccole intossicazioni!).

Ogni giorno, ogni settimana va vissuta pienamente, disponendo di tutte le energie che si hanno, di tutta la forza e la lucidità possibile. Perché auto-sabotarsi con piccole o grandi abitudini che in realtà mi avvelenano?

cambiare

Io voglio avere pieno rispetto di me, del mio corpo, involucro prezioso che mi custodirà tutta la vita, e voglio mettermi nella condizione ogni giorno di essere la migliore versione di me stessa. Senza intossicazioni o avvelenamenti piccoli e costanti.

Io mi voglio bene e mi prendo cura di me, questo è il mio nuovo buon motivo!

 

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Come si fa a cambiare le proprie “cattive” abitudini? Come diventare la versione migliore di se stessi? – PARTE 2

Ed eccoci alla seconda parte del post…come si fa a cambiare le proprie (cattive)abitudini e a diventare la versione migliore di se stessi?

 Dicevamo che questo percorso di cambio-abitudine (di cui abbiamo iniziato a parlare qui) è adatto a qualsiasi tipo di comportamento ci venga in mente: dall’iniziare la dieta, al cominciare a correre, all’iniziare a studiare una lingua, all’impegnarsi in più (o in meno!) in un lavoro! E’ un processo composto da 4 passi, tutti importanti e propedeutici al successivo, cioè se non ho trovato un buon perché è meglio che non vado avanti, o se ho un buon motivo ma non ho deciso di farlo comunque vada, con continuità a prescindere dai primi risultati, mi conviene pensarci su ancora un po’ piuttosto che iniziare a fare qualcosa di nuovo e poi…fermarmi perché ho perso voglia e intensità!

Ogni passo è importante, una volta raggiunta una tappa….si può scivolare nel passo successivo con maggiore probabilità di successo e di non tornare indietro come il gambero!

Ecco il percorso di cambio-abitudine:

  1. VOLERLO (davvero)
  2. DECIDERLO (sul serio)
  3. PIANIFICARLO (concretamente)
  4. FARLO (con disciplina e non con sforzo)

1 e 2 li abbiamo trattati qui e siamo arrivati (almeno nel mio caso a dire) che voglio stare bene, voglio prendermi cura di me perché mi sono ammalata e voglio in futuro abitare il mio corpo in modo più consapevole e responsabile, è la casa in cui abiterò ogni giorno e mi voglio trattare bene, meglio ogni singolo….(il perché quindi ce l’ho) e ho scelto di farlo sempre, ogni giorno, con tutti gli strumenti che mi possono servire. Ho deciso di farlo a prescindere dal commento che fanno gli altri, di farlo anche quando sarò stanca e non mi andrà, di farlo anche se non ci sono risultati subito. Ho capito cosa voglio davvero e perché, e ho deciso di farlo con costanza, senza se e senza ma. ora è venuto il momento di andare avanti…she-disegned

  1. PIANIFICARLO (concretamente)

Bene, abbiamo capito perché farlo e deciso di farlo davvero. Ora è il momento di organizzarsi per renderlo possibile: cioè fare in modo che l’intenzione e la scelta trovino terreno reale di concretezza. Se decido che domani inizio la dieta oggi organizzo la spesa e i pasti cosicché domani non avrò scuse: posso davvero farlo, è reale!

Quindi se ho deciso che mediterò, leggerò e mi allenerò ogni giorno, devo iniziare a chiedermi come lo farò davvero nella realtà: quando starò a casa mia a Roma, ma anche quando sarà in vacanza o fuori in trasferta per lavoro. Ho deciso che lo farò comunque quindi…serve pianificarlo bene.

 

Significa che, se penso alla palestra (per l’allenamento) realizzo che andrebbe bene solo se sono a Roma, quindi significa che, per le trasferte, dovrò sempre cercare hotel con la palestra inclusa oppure più semplicemente significa potermi allenare da sola, sul pavimento di qualsiasi camera, per 10-15 minuti. Significa chiedersi quindi cosa fare: allenamento funzionale o yoga e magari scaricare dei video da Youtube o cercare esercizi facili da poter riprodurre solo con un tappeto o un asciugamano a terra. Così non ho scuse, posso davvero farlo sempre a prescindere da dove sarò: è organizzato/pianificato in modo tale che davvero posso allenarmi ogni mattina, ovunque io sia.

E così (sempre seguendo il mio caso come esempio) per la meditazione o la lettura significa trovare gli accorgimenti per renderlo concreto e fattibile (e pianificabile) ogni giorni: dalle App sul cellulare per meditare, ai libri digitali sul Kindle…. Qualsiasi cosa renda possibile il vostro obiettivo di cambiamento.

in conseguenza poi alla decisione che mi voglio bene ogni giorno, e lo farò ogni giorno, ho anche pianificato che, per poterlo davvero fare ogni giorno, dovrò meditare e allenarmi ogni mattina prima del lavoro (così so che avrei sempre tempo, mentre se lo faccio la sera è più a rischio dei cambiamenti giornalieri) e leggerò invece ogni sera, prima di andare a dormire diminuendo TV o social vari.

Ho trovato il perché, deciso di farlo e mi sono organizzata per non avere scuse: per farlo davvero in modo continuo!

motivazione

  1. FARLO (con disciplina e non con sforzo)

Solo ora è il momento di iniziare a Fare quell’azione decisa. Ora, non prima: prima significherebbe secondo me esporla ad un più probabile fallimento perché manca qualcosa e cioè un vero perché (che alimenta la motivazione), una vera decisione duratura (che alimenta la costanza e la perseveranza) e una vera organizzazione (che consente la reale pianificazione e attuazione quotidiana)!

 

Ora significa fare quello che si è deciso: per me alzarsi un’ora prima e meditare e allenarsi. E andare a dormire un’ora prima rinunciando al resto, per leggere un po’ e dormire meglio!

Farlo è solo la conseguenza di una serie di scelte prese prima, non è forza di volontà o sforzo, è disciplina applicata ad un buon perché!

E cari amici ripeto…non sono matta, né dotata di energia sovraumana….ho solo scelto che mi fa bene, è importante per me, mi migliora ogni singola giornata, ho deciso di farlo ogni giorno e mi sono organizzata per riuscirci! Riuscirci così è più facile,  e quando non ci riesco (sì! qualche giorno salto a dimostrazione che non è uno sforzo di volontà, e in questi giorno non è un dispiacere, so che succede ma che la normalità è continuare a farlo…il piano complessivo non è messo in discussione. Lui persiste sempre!

“Non puoi chiamare il vento ma puoi tenere aperte le finestre” – B.Lee

Nei prossimi post vi racconterò come sono arrivata a decidere di praticare la mia miracle morning mattutina, quale routine alla fine ho strutturato per me e cosa ho letto/studiato e applicato per arrivare a quello che faccio ora. E se vi interessa scriverò anche di qualche trucchetto o esercizio usato per approfondire e “sbloccare” ciascuna fase o su come faccio poi a incastrare tutto in una vita direi…passata su e giù tra treni e aerei, o in giro per l’Italia!

Eh no…confermo ancora: non sono matta! =)

 


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Come si fa a cambiare le proprie “cattive” abitudini? E come diventare la versione migliore di se stessi?

Quando racconto agli amici quello che faccio la mattina loro…ridono!! Anzi alcuni ridono e dicono “tu sei matta!”, altri con tanto di sorriso e occhietti alzati al cielo esclamano “io non potrei mai perché non ho la tua forza di volontà”.

Tutte le volte che mi fanno questa osservazione sorrido ma sento l’amaro in bocca: NO, non lo faccio con s-forzo di volontà…. Ma con cura di me.

Andiamo per gradi: come si fa a stare bene davvero e a migliorarsi?  Qual è il segreto? Come si fa? E volontà o altro?

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Io credo che prima di parlare di COSA fare sia importante ragionare su COME si arriva a farlo.

Non è un atto di volontà ma ho solo voluto, deciso, pianificato e…fatto! Faccio con disciplina e continuità, e non con forza (o sforzo) di volontà.

E già perché per migliorarsi non serve ripetersi di continuo “devo dimagrire” o “dovrei fare sport” o “vorrei tanto imparare inglese” no, per migliorarsi serve prima un atto risoluto di coraggio: sceglierlo davvero!

Per me il percorso nasce ben prima di iniziare a fare delle cose (che sia la dieta, lo yoga, la corsa…) passa cioè da quattro azioni ben specifiche che possono durare 10 minuti in tutto oppure settimane ma sono necessarie, sia che stiate pensando di mettervi a dieta sia di diventare Amministratori Delegati della vostra nuova e futura società.

E il percorso è:

  1. VOLERLO (davvero)
  2. DECIDERLO (sul serio)
  3. PIANIFICARLO (concretamente)
  4. FARLO (con disciplina e non con sforzo)

Ma andiamo per gradi perché per ciascuna fase ci sono benefici potenzianti e…. inciampi! Molto spesso non si riesce a fare una cosa non perché non si è capaci, ma come effetto di un blocco nei passi precedenti, pensati frettolosamente o addirittura saltati.

Per fare un esempio semplice: non riesco forse a seguire una dieta (che sarebbe un problema del fare) se nel frigo di casa e nella dispensa non ho i cibi giusti (quindi problema di decisione e di pianificazione: aver fatto la spesa giusta!).

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  1. VOLERLO (davvero)

Io credo che per decidere di intraprendere un’azione di cambiamento serve prima di tutto un GRANDE PERCHE’!

Perché davvero lo vuoi fare? Qualsiasi nuova azione sia…perché farlo?!? Perché? Seguo l’esempio della dieta: perché davvero mettersi a dieta? Per perdere 3 kg? O perché si vuole stare avvero meglio con se stessi? Per mettere l’abitino che non entra più o perché ci si vuole sentire leggeri, sgonfi e tonici qualsiasi vestito si indosserà?

Di questo sto parlando: non c’è nessuna azione, tanto meno nessun cambiamento, che duri che non abbia un gran PERCHE’ sotto! Il mio è stato ammalarmi: scoprire la connettivite e il tumore, le rigidità muscolari continue e la paura di stare male ed è venuto spontaneo trovare una cura, una cura che funzioni a qualsiasi ora inizi!! Ma credo che non serva arrivare ad una grande malattia per farsi questa domanda!

Trovato il proprio grande perché ora sappiamo perché volerlo davvero e siamo davvero, dal mio punto di vista, a metà strada: se il perché tiene davvero…il resto sarà più facile! E siamo pronti al passo successivo…

2- DECIDERLO (sul serio)

Una volta che so perché voglio fare questa cosa serve coraggio e non tanto volontà: serve decidere di buttarsi. Decidere che qualsiasi cosa accada porterai avanti questa tua decisione.

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La mente mille volte ci farà dubitare della bontà di questa scelta: ci dirà che abbiamo altre priorità, o che non conviene, o che siamo troppo stanchi, che potremo rimandare ad un altro momento, che vedi alla fine non funziona davvero…e mille altre “giustificazioni” così. Quindi deciso il perché farlo è il momento di chiederci davvero se siamo decisi a farlo sul serio, comunque vada: cioè non una settimana o due, non solo se da buoni risultati subito, non solo se gli altri ci riconoscono la bellezza/utilità del nostro gesto.

Dobbiamo decidere che lo faremo sul serio anche se non ci saranno risultati, non ci arriveranno commenti positivi dagli altri, non saremo sempre super felici di farlo. Lo faremo comunque.

Stiamo decidendo con coraggio che avremo perseveranza, che continueremo a farlo a lungo termine. E credetemi questo è il punto critico. Spesso qui si sottovaluta l’effetto di tanti giudizi/commenti che facciamo noi verso noi stessi o gli altri rivolti a noi.

Io ho scelto di meditare, leggere e allenarmi ogni giorno, ogni mattina anzi, perché fa bene a me, anche se sembrerò matta, anche se mi costa fatica, anche se gli altri difficilmente capiranno, anche se significa perdere qualcosa della vita serale, e quindi amiche e fidanzati potrebbero lamentarsi del mio andare a letto presto. Ho deciso di farlo perché fa stare bene a me, a prescindere dai giorni in cui crederò che non vale la pena o altri mi diranno che sarebbe più divertente (e lo è!) fare altro! Ho scelto di essere costante, il che non significa sempre-sempre, in modo rigido, ma significa in modo continuo, a prescindere dai risultati.

Come va allora avanti la storia?

Per la pianificazione (3) e infine l’azione (4)…ci vediamo al prossimo post! E se vorrete scriverò anche qualche trucchetto o esercizio che ho usato per approfondire e “sbloccare” ciascuna fase!

“Se sapessero quanto tempo ho dedicato alla mia preparazione 

non direbbero che sono un genio”

– Michelangelo –


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Ricominci-amo. Da qui.

Ecco, ci sono momenti come questi, in cui tutto ricomincia. E io rimango …attonita.

Mi capitano spesso, proprio a settembre questi momenti, quando ci sono i riavvii delle attività dopo l’estate. E mi chiedo spesso cosa fare, che anno sarà, cosa è più giusto seguire, a quali progetti dedicare energie e tempo e quali invece…chiudere.

Mi sento un po’ coraggiosa, un po armata, e un po’… in gabbia!

pesce-squalo

C’è che non sono mai stata brava a scegliere: da quale scarpe mettere a quale colore di maglione indossare, dagli esami opzionali dell’università ai fidanzati..al lavoro. C’è che tutto mi sembra interessante, piacevole, stimolante. E anche se avverto che è impegnativo o poco piacevole…la verità è che sento sempre quel campanello che suono: la sfida. Ogni cosa nuova per me è una sfida: un gioco che inizia con “ce la farò?”. E la risposta dentro di me è sempre “Sì, buttati”. Fare tante cose è sempre stata la ricetta della mia esistenza.

  • “Se abbiamo paura di essere, di vivere, possiamo mascherare questa paura intensificando il nostro fare. Più siamo occupati, meno tempo abbiamo disponibile per sentire, essere, vivere.” – A. Lowen

Ora è settembre e da più fronti, lavorativo e personale, mi arrivano domande chiare: “Cosa vuoi fare? Su cosa vuoi concentrarti? verticalizza…focalizza…allinea…investi….” …e io rimango così seduta sul divano, tazza di caffè bollente accanto, agenda aperta, pc acceso…business plan bianchi davanti a me… e sento che ci sono troppe spinte dentro di me, troppi obiettivi, troppe idee, troppe cose.

Io non voglio più essere occupata in tante cose, io voglio essere impegnata in cose di valore. E allora c’è questo, che forse per quest’anno la cosa che più voglio imparare è prendere la vita con leggerezza.

leggerezza

Basta con il perfezionismo, la sfida, e il voler arrivare dappertutto. Forse basta anche pensare a come fare ogni cosa, all’effetto di ogni cosa, a se conviene o no, se è seria o no, se.

E così sono tornata a scrivere proprio qui. Uno spazio a cui penso spesso, con cui litigo e faccio pace. Uno spazio che amo. Qualsiasi sia il suo futuro.

Ricominci-amo.

zen2


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Andare davvero nella direzione dei sogni: si può mollare tutto e ripartire?

Stamattina, 08.22, sulla mia bacheca di Facebook compare una citazione dalla pagina di una scuola di yoga che seguo e che dice: “Andiamo con fiducia nella direzione dei nostri sogni.”

Subito sotto l’asana del Guerriero.

Già.

guerriero

Ora sono le 18.42 ed è tutto il giorno che mi ritorna in mente questa frase. E che immagino il sogno che vorrei realizzare. Lo so bene qual è, sono mesi che ci penso.

Penso di continuo a come ridurre questo scollamento che sento tra cosa sto facendo e cosa davvero vorrei fare. Tra il ritmo che vorrei avere…e quello che nei fatti invece ho. Mi sento strappata tra questi due pezzi, e non so bene come fare a ricucire lo strappo. Mi sembra che il treno su cui sono non sta andando nella direzione che vorrei. Mi accorgo però mentre le fermate passano e mentre su quel treno io faccio veramente tante cose, belle e interessanti, che mi sembrano davvero “giuste” ma che mi stanno portando via da quelle che davvero vorrei fare.

Ogni tanto penso che vorrei lasciare andare, mollare tutto, il lavoro che sto facendo, la vita di oggi con le sue opportunità, certezze e stanchezze per costruire qualcosa di più piccolo e più lento, anzi per la verità vorrei mollare tutto per avere il tempo di scrivere.

Di studiare e di scrivere. Di pubblicare sul mio blog, di pubblicare il mio libro, di finirne un altro, di scrivere articoli e progetti sul tema benessere e integrazione mente-corpo.

Di studiare, di avere il tempo lento e prezioso per studiare, masticare, deglutire, respirare e trasformare quello che leggo in nuovi contenuti utili un domani per la formazione di altri.

hope

Ma questa sarebbe una start-up personale alternativa, non di una nuova azienda, ma di una nuova me, più connessa con quello che davvero vuole fare “da grande”. Poi mi dico che il tempo di studiare è passato, era un lusso dell’università, ora sono “grande”, lavoro e mi devo mantenere, ora non si può fermare la giostra, ora c’è un conto in banca da presidiare e una serie di cose da portare avanti, che hanno tutte un costo.

E allora il sogno si ferma, perché per portare avanti tutto serve proprio stare su quel treno e fare proprio le cose che sto facendo ora: la consulente aziendale, la formatrice, la psicologa viaggiatrice seriale per l’Italia, tutti progetti che per fortuna sono anche stimolanti, ma che inesorabilmente mi tolgono tempo e spazio (interno ed esterno) per fare le altre, quelle che vorrei davvero fare.

Coltivo l’idea di mollare tutto e mettermi per 6 mesi a leggere, studiare e scrivere e solo poi ripartire, non so per dove, non so bene con quali progetti.

Sogno la possibilità di fare il vuoto, e dal vuoto generare una nuova partenza.

Aprirsi e non chiudersi

Poi i pensieri scorrono e in realtà penso che c’è la possibilità di far fluire la me di adesso in quella che vorrei diventare, fare cioè lentamente piccoli cambiamenti che portino verso il nuovo, micro-aggiustamenti fino alla meta desiderata perché le mie due parti si completino a vicenda. Sì, mi ritroverò tra qualche tempo a fare la psicologa scrittrice, sportiva, formatrice che parla di benessere andando lei stessa al ritmo giusto del benessere… Sì questa è la speranza che coltivo e la strada che sto cercando di costruire ora a Roma.

E sta succedendo, a piccoli, incerti e lenti passi.

Eppure certe volte, come oggi, sogno la possibilità di fare il vuoto, di arrendermi e dal vuoto generare qualcosa di nuovo e di autentico per me.

Per ora sto con quello che c’è, sento la contraddizione e sento lo strappo, e mi impegno a fare bene quello che faccio perché mi dia soddisfazione e per domani…spero presto di trovare ago e filo per cucire  oppure il coraggio di saltare verso i miei sogni.

O di attraversare il cambiamento come il Guerriero.

“Pensa a cosa potresti realizzare se solo smettessi di metterti i bastoni tra le ruote” – 

Seth Godin

 


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“Dare il massimo è il minimo” o “Tornare all’essenziale e non sforzarsi”?

Questo è il dubbio di stamattina.

Onestamente sembra strano iniziare l’anno con un forte invito al non sforzarsi. Almeno per me.
Sono stata abituata a pensare – ed educata a farlo – che dare il massimo sia il minimo. La base di partenza. Mi confondevo rispetto alla crudeltà di questa regola dicendomi che era un atteggiamento che andava al di là del risultato. Potevo anche fallire ma l’importante era che avessi fatto il possibile.

In realtà, con il tempo ho capito che era come costringersi a mettere nella parte in alto dell’armadio le cose che si usano tutti i giorni. Per prenderle devi allungarti al massimo. E dopo un po’ la faccenda diventa davvero stressante.

Solo che, poi ti ammali e hai tanto tempo per pensare e nella convalescenza tutto è amplificato. Incluso che volevo comprendere come ero arrivata a quel punto. E ho capito che la tendenza a dare il massimo aveva avuto un ruolo dominante.

“La nostra propria esistenza si svolge sotto le stelle dell’incertezza,
e in noi c’è costantemente il timore di non riuscire a fare qualcosa dei nostri talenti e delle nostre ambizioni.”
O. Lagercrantz

In realtà quelle sopra non sono parole mie, ma l’inizio di un articolo pubblicato oggi da Nicoletta Cinotti sul suo blog di Bioenergetica e Mindfulness. Ma potrebbero benissimo essere le mie…per questo le riprendo, così come il resto dell’articolo. Molti temi trattati sono i miei, la forza di volontà, l’ammalarsi, la dissociazione mente-corpo, la convalescenza, le nuove scelte di lavoro, il tempo per sé, il silenzio, il bisogno di ridefinirsi e di lasciarsi accadere, coltivarsi l’anima (e l’agenda) come un giardino, il dialogo. E i propri soft spot, punti morbidi.

Vi lascio tutto l’articolo e se vi va prendetevi una tazza di the e 5 minuti per pensar-si.

http://nicolettacinotti.net/la-disciplina-dellessenziale-ovvero-non-sforzarsi/

Buona domenica, lenta-lenta!

Silvia

“La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta”.
A.Lincoln


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Meglio o Peggio. A dita incrociate.

Sono uscita da due giorni. Dopo la radioterapia e 10 gg di isolamento a casa. Oggi finalmente posso passeggiare per le strade di Roma, oggi sono libera.

meglio o peggio?

meglio o peggio?

Tutti mi chiedono se è stato peggio l’anno scorso o quest’anno. Il fatto che questa volta mi abbiano fatto una dose 4 volte maggiore dovrebbe già chiarire molti dubbi. Eppure…molti me lo chiedono. Dunque ora rispondo: è stato peggio?!?

Più che del dolore fisico io parlerei del fatto che è una terapia lenta e con la stessa lentezza succhia anima. Mentre lentamente, senza più ormoni, ti fa addormentare, ti prende le energie, ti asciuga gli occhi e la bocca, ti fa bruciare e gonfiare, trasforma il gusto di qualsiasi cosa in amaro e altera via via tutti i senti…. ecco, mentre lei fa questo, tu perdi “il segnale” con te stessa.

Ti prende l’anima e te la ridà dopo qualche giorno, quando rincolli uno per uno al corpo i sensi e le sensazioni; e quando tutti ti chiedono “Com’è stata, meglio o peggio dell’anno scorso?“.

E tu, io cioè, riesco solo a pensare con una buona dose di sorpresa che… non ti ero posta questa domanda, ne prima ne durante. Perché il punto non sono gli effetti collaterali della radioterapia o quanto dolore fa, lì, mentre la fai, (e quindi proporzionarli rispetto alla volta precedente); il punto doloroso è doverla fare. E più ancora doverla rifare. Non importa se farà più o meno male fisicamente, fa male perché sai che non hai ancora finito; sai che la guerra dentro di te è ancora in atto.

Prende l’anima sapere di combattere una cosa che cresce dentro di te e che, nessuno sa bene perché arriva o come farla smettere. Tutti sperano, con te, che quel trattamento funzioni ma…si sta tutti con le dita incrociate.

E sotto questo punto di vista, la volta scorsa è uguale a questa. Si prende l’anima facendoti cadere in uno stato di sonno vigile costante e duraturo…. e si timone sospesi, con le dita incrociate. Fino alla frase del medico: “Sembra andata bene, non ci sono metastasi a polmoni e ossa“. E poi ne aggiunge un’altra: “Prossimo controllo tra tre mesi“.

Allora lì ti ridanno l’anima. Ma con una nuova data di scadenza, corta, per di nuovo trattenere il fiato e incrociare le dita. Tocchi di nuovo terra, fino alla prossima sospensione.

Questa volta quindi è stata dolorosa, per la mente e per il corpo, proprio come l’altra volta; solo che ci sono arrivata con un anno in più di stanchezza, di fiato trattenuto e di dita incrociate. Stanca di condurre tante battaglie, di non sapere chi vince, ma di continuare a combattere. Tutte battaglie dolorose, coraggiose, e speriamo… vinte.

Con i piedi per terra…in libertà...

Con i piedi per terra…in libertà…

E ora…mi godo la libertà di restare con i piedi per terra e respirare.

Take care!


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La settimana della volontà, dei saputelli e dei semini infiniti.

Eccomi. A Roma. Sul mio divano mentre fuori sembra stia per arrivare il diluvio universale.

Intanto penso: finalmente è sabato. Finalmente un po’ di tempo, lento, a casa, da sola.

E’ stata una settimana difficile, a Milano per 4 gg, molto carica, molto VeloceVeloce, lavoro, impegni, riunioni, incontri, amiche, serate, aperitivi e chiacchiere fino alle due del mattino.

È stata una settimana dura per la mia determinazione. Non la mia direttamente, che per me è sempre alta, ma per la considerazione che ho di lei, di loro: della determinazione, dell’impegno e della forza di volontà.

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In questa settimana riassumendo i mohito, gli allenamenti, le Zene, un fratello e una psicoterapeuta… le mie orecchie hanno sentito molte cose.

Procedo più o meno in ordine cronologico:

  1. tutto quello che c’è intorno a me è frutto delle mie percezioni/interpretazioni, cioè le creo con la mente
  2. la mia mente, le mie credenze e atteggiamenti generano la mia realtà, e generano allora sia le cose belle che quelle brutte
  3. ergo: mi sono generata un tumore. Grazie a credenze e atteggiamenti poco “funzionali”
  4. i tumori vengono a causa di un’alterazione nel DNA di una cellula che poi si riproduce in modo disfunzionale e salta anche il programma di autodistruzione. Per cui si altera e si duplica all’infinito. E questo non è un bene. E sui programmi di alterazione e duplicazione del DNA ancora non si sa molto. Ma la “scienza” crede che abbia poco a che fare con “le credenze”
  5. però c’è anche chi dice che forse è un bene che si crea, che è una risposta adattiva del corpo e che anzi…andrebbe lasciato “decorrere”
  6. che la determinazione e l’impegno con cui ho lavorato in questi ultimi anni, con un atteggiamento troppo “VeloceVeloce” e carico di responsabilità, ha causato la Connettivite e il tumore
  7. che lo stress è l’origine di tutto, il cortisolo (un ormone) darebbe origine a tutto: stanchezza ma anche euforia, e i troppi anticorpi nel sangue, i kg di troppo e anche il tumore
  8. che c’entra la genetica, anzi forse l’epigenetica
  9. che c’entra la chimica, gli ormoni e le medicine
  10. che lo stress fa brutti scherzi
  11. che se oggi ingrasso è per via delle cure ormonali, ah no dello stress, ah no del fatto che mangio e bevo troppo, ah no, del fatto che continuo ad avere nella mente delle “credenze giudicanti” verso me e verso tutti per cui costruisco un’immagine di me con un corpo “sbagliato” per potermi poi giudicare, quando si manifesta in realtà proprio quello che non voglio
  12. che sto bene solo quando mi muovo, perché mi carico, e che invece quando mi fermo cado nella lentezza, stanchezza e depressione, e mi sento scarica. Ma è tutto un atteggiamento e un carattere poco “efficace” a lungo termine
  13. che mi alleno perché mi fa sentire bene, ma in realtà siccome mi carica troppo, anche quello potrebbe essere un “troppo” che mi stressa…e che quindi…mi farà male. Io mi alleno perché mi piace, e mi fa stare bene (così almeno a me pare!) e perché mi hanno insegnato che se uno vuole dimagrire deve mangiare in modo attento e fare attività sportiva. Quindi mi alleno con costanza perché credo che mi porti a dei risultati. Ma forse qualcuno dice i risultati arriverebbero di più se stessi a riposo, come farebbe l’amica mia più pigra…
  14. che è proprio il mio atteggiamento di sfida costante, la determinazione e la forza di volontà continua a stressarmi, quindi a farmi ammalare, quindi a farmi venire il tumore.
  15. che forse ho parlato con troppe persone diverse. Bevendo troppo con ciascuna di loro!!

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Ne esco quindi confusa, triste e arrabbiata. Troppe cose e troppo diverse, troppi a parlare come se fosse “chiaro”, ciò che a me, che lo vivo da dentro, chiaro non è.

 

Ecco quindi che in questa settimana ho sentito tante cose ma capite solo 3:

 

  1. Mi serve capire meglio alcune cose, e quindi mi leggerò “Biologia delle credenze” di Lipton, “Super brain” di Chopra, qualcosa di Hamer e la sua “nuova medicina germanica” e poi magari vedere “Bleep
  2. Devo rallentare con la “forza di volontà”. Ho sempre creduto che “impegno+azioni=risultato”. Forse dovrei trovare un altro modo di “stare in queste scarpe, su questo mondo oggi”. Peccato solo che io non so come si faccia in un altro modo a stare, perché per 30 anni ho creduto che la forza di volontà fosse una qualità, che sfida, intenzionalità, forza e impegno fossero gli ingredienti per affrontare tutto, anche le difficoltà; e non che le creassero. Quindi sì, forse dorò trovare un altro modo di fare le cose. Ma non so quale cavolo sia, conoscevo quello, mi piaceva e mi dava risultati. Ora cosa significa trovare un altro atteggiamento?!?
  3. Forse devo chiedere a qualcuno di aiutarmi. Forse per questo ho parlato con tante persone in questa ultima settimana. Ma dati i tanti punti di vista, neuroscienze, bioenergetica e biomedica, medicina dello sport, stregoneria varia ed endocrinologia…. forse mi ci vorrebbe uno specialista di “benessere olistico”…ah si forse in giro ne esiste anche qualcuno. Ma sono stanca di chiedere a qualcuno di dirmi cosa posso fare per stare bene. Mi tocca, per fortuna o per tortura, trovare da me le mie risposte, il mix di azioni da fare, la dose giusta di forza di volontà, le credenze a cui credere. (Sperando che poi, se è vero quello che qualcuno dice, generino un mondo intorno e dentro di me che mi piaccia!)

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Torniamo al punto, tanto fastidioso da sentire e scrivere: tutti parlano e hanno un’opinione che presentano come “certa”. Forse è anche vero che tutti hanno un pezzo di verità in mano ma poi si comportano come fosse LA verità. E forse più che scienza diventa “religione”.

E tutti si comportano come se “appiccicata una spiegazione certa della materia malattia/salute” il malato si senta “apposto”, chiarito e consapevole, perfino curato dalla certezza più forte.

Invece no, chiedo a tutti i saputelli di questo mondo abbiate molto rispetto quando dite a voce alta la vostra verità, forse è una certezza per voi, meno per altre orecchie, che stanno ancora cercando.

Cercherò le mie risposte, sperando di non trasformarmi in una saputella. Intanto cerco l’amica mia più pigra….e mi faccio insegnare qualcosa.

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“Tutti sanno contare i semi in un frutto, ma nessuno sa dire quanti frutti generanno da uno di quei semi. “ D. Chopra