Questo è il dubbio di stamattina.
Onestamente sembra strano iniziare l’anno con un forte invito al non sforzarsi. Almeno per me.
Sono stata abituata a pensare – ed educata a farlo – che dare il massimo sia il minimo. La base di partenza. Mi confondevo rispetto alla crudeltà di questa regola dicendomi che era un atteggiamento che andava al di là del risultato. Potevo anche fallire ma l’importante era che avessi fatto il possibile.
In realtà, con il tempo ho capito che era come costringersi a mettere nella parte in alto dell’armadio le cose che si usano tutti i giorni. Per prenderle devi allungarti al massimo. E dopo un po’ la faccenda diventa davvero stressante.
Solo che, poi ti ammali e hai tanto tempo per pensare e nella convalescenza tutto è amplificato. Incluso che volevo comprendere come ero arrivata a quel punto. E ho capito che la tendenza a dare il massimo aveva avuto un ruolo dominante.
“La nostra propria esistenza si svolge sotto le stelle dell’incertezza,
e in noi c’è costantemente il timore di non riuscire a fare qualcosa dei nostri talenti e delle nostre ambizioni.”
O. Lagercrantz
In realtà quelle sopra non sono parole mie, ma l’inizio di un articolo pubblicato oggi da Nicoletta Cinotti sul suo blog di Bioenergetica e Mindfulness. Ma potrebbero benissimo essere le mie…per questo le riprendo, così come il resto dell’articolo. Molti temi trattati sono i miei, la forza di volontà, l’ammalarsi, la dissociazione mente-corpo, la convalescenza, le nuove scelte di lavoro, il tempo per sé, il silenzio, il bisogno di ridefinirsi e di lasciarsi accadere, coltivarsi l’anima (e l’agenda) come un giardino, il dialogo. E i propri soft spot, punti morbidi.
Vi lascio tutto l’articolo e se vi va prendetevi una tazza di the e 5 minuti per pensar-si.
http://nicolettacinotti.net/la-disciplina-dellessenziale-ovvero-non-sforzarsi/
Buona domenica, lenta-lenta!
Silvia
“La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta”.
A.Lincoln