Lento Lento Veloce Lento

A quale ritmo va il benessere?


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Eccomi tornata….

Sono stata silenziosa per un po’…. ma certo ho continuato a pensare a LentoLentoVeloceLento. Questo spazio che è stato il primo spazio, dove ho iniziato a scrivere in modo autentico, di me.

Ma ho smesso di scrivere perchè mi sono fatta fregare dalla paura, di raccontare fino in fondo, di dirmi e dire la verità. A voce alta.

scrittura

Ho pensato che avrei perso credibilità come psicologa, che non “andava bene” dire che attraversavo periodi difficili, che là fuori, in rete come nella vita, nessuno vuole sentire e vedere gli angoli bui. E’ sempre la perfezione quella che ci chiedono, e che segretamente diventa in noi, in me almeno, una aspettativa continua.

Dovevo essere apparentemente perfetta.

Ma in questi mesi delle cose sono successe:

  •  ho fondato uno spazio più professionale www.ilcorpoelamente.com , più grande ancora più forte ancora (penso): dove metto insieme tutta me stessa, psicologa, coach, psicoterapeuta, ma anche come sempre, appassionata di scrittura e di libri…
  • ho aperto un canale YouTube  dove posso metterci la faccia, dove posso chiacchierare, far vedere libri, schemi, disegni mentre suggerisco strumenti e tecniche sulla gestione del tempo, dello stress e di tutte le cose che personalmente provo.
  • ho creato un mini-corso gratuito sullo stress, proprio perchè cerco di aiutare le persone che sotto stress hanno perso il gusto di vivere (a pieno) questa vita, e vorrebbero qualche suggerimento

Insomma ho cercato di mettere a frutto tutto quello che nel frattempo imparavo, sperimentavo, studiavo, applicavo.

Mi sono sempre di più concentrata nell’idea che si può essere psicologi sì, ma prima di tutto sono io: donna, oggi, viva, con la mia storia.

Donna prima, psicologa dopo.

Donna Prima. Umana prima

In questi mesi ho tante volte pensato se allora LentoLento doveva chiudere….se oscurare il sito, se lasciare perdere…. ma MAI, e dico MAI, ho davvero premuto il bottone OFF.

Perché credo in questo LentoLentoVeloceLento, e perchè “a quale ritmo va il benessere?” è ancora la mia domanda preferita.

Ieri ho girato un video per ilcorpoelamente dove racconto di me, di questi anni, di LentoLento, della fatica ma anche della soddisfazione di esserci passata attraverso…. e ho detto finalmente ad alta voce, a tante persone che va bene anche essere imperfetti ma reale!!! Anzi io prima di tutti…. #imperfettamareale !!

Se lo vuoi vedere, questo è il video in questione:

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Quando l’ho pubblicato temevo di perdere la faccia, la credibilità, la professionalità, che avrei perso tutto, raccolto molti pollici in giù e collezionato commenti del tipo “non ci interessa, YT serve a divertire non a intristire” e invece…. là fuori c’erano persone attente, sensibili, che hanno trovato nella mia storia coraggio, forza, e motivazione.

E le paure sono svanite. 

Sono come sono, la mia storia è come è, e ne sono grata ogni giorno di più.

Ricomincerò ad usare questo spazio, come un diario, come un modo ancora più intimo di raccontare di me.

  • Ilcorpoelamente sarà il mio luogo da “psicologa autentica”.
  • Questo invece sarà solo Silvia Sara Letizia, che come sempre cammina LentoLentoVeloceLento.
  • E ci sono novità anche circa il libro…..

A presto,

Silvia imperfettamareale

 

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Photo by Green Chameleon on Unsplash

 

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Piccoli e grandi motivi per cambiare. O ri-cambiare.

In questo ultimo mese sono tornata a mangiare completamente Gluten Free e, per rendere tutto più semplice, anche senza lattosio. Se vi chiedete perché lo faccio…la risposta è che sono stata male, che tra connettivite, gluten sensitivity e rispetto per me stessa (come potete leggere qui) ho capito che per me va bene così.

Il problema è che di media faccio una cena a settimana sul Frecciarossa e una in aeroporto, e almeno un paio di pranzi ospite di qualche azienda: tutti posti dove ovviamente si trovano cibi pieni zeppi di, farine, cereali e formaggi vari panini, piadine, pizze, merendine varie e dove solo raramente trovo…cibo sano. Sì perché l’insalata imbustata e preconfezionata, disposta in vetrina, non la inserisco nella categoria di cibi sani!

panini

Questo da sempre è il motivo per cui, dopo un periodo consapevole di “alimentazione sana” ricado nel “mangiare quello che capita”, complice la fretta, i tempi stretti, i bar e le macchinette aziendali. Che poi a pensarci bene… non è proprio una scusa, è un motivo reale: nei posti di passaggio c’è (ancora) poca attenzione al cibo sano! I bar sono pieni di farinacei e, se va bene, hanno vicino alla cassa delle merendine confezionate gluten free, che però solitamente contengono una quantità di zuccheri e grassi che comunque non mi fa pensare che siano davvero sane.

Quindi, grazie alla vita itinerante, eccomi fornita un motivo meraviglioso per non prendermi davvero cura di me, per mangiare quello che trovo e quindi per intossicarmi in vario modo.

E così negli ultimi 3 anni passo di media un paio di mesi a mangiare “bene”, poi ricado nell’alimentazione sbagliata per un paio di mesi e così via, su e giù. Un po’ bene e un po’ male. E resto sempre stupita di come il corpo si abitui al cibo che gli diamo, anche se “cattivo”, lui impara a mangiarlo e i primi giorni sembra contento, nessun fastidio, tutto apposto…poi lentamente settimana dopo settimana risento tutti i sintomi ormai noti dell’intolleranza al glutine, del gonfiore addominale causato dai latticini e del corollario della Gluten Sensitivity.

Arrivano i gonfiori, i dolori più forti agli altri, la testa sempre pesante, gli occhi al risveglio gonfi, appiccicati e secchi, le afte in bocca, le mani gonfie, le ginocchia pure, e quella sensazione di svegliarmi al mattino come se non avessi dormito di notte, o come se mi svegliassero prendendomi a schiaffi.

Poi c’è un giorno (sì perchè arriva sempre quel giorno!!!) in cui dopo una cena, o una colazione in giro, dove il mix di latticini e glutine è stato davvero esagerato in cui il disgusto è così forte che basta CLICK. Si inverte la marcia.

pausa

C’è che serve un evento scantenante, un click, per fermare la rotta. E ri-cambiare.

C’è che serve davvero il click per invertire la rotta. Perché per quanto uno sappia cosa gli fa bene e cosa no, le abitudini sono dure a cambiare e ad una cena con gli amici è più facile cedere che restare sulle proprie gambe, ad una colazione fuori è più facile farsi tentare che restare sicuri (e sereni!) delle proprie scelte, e così via!

C’è che anche io sono vittima della vocina tentatrice interna che dice: “Perché dovrei mettermi sottopressione con un cambiamento?”, “La vita è già così complicata perché dovrei rinunciare ad un vizio o chiedermi di cambiare se non sono obbligato?”.

C’è che serve davvero un buon motivo per cambiare.

change is difficult

Qualsiasi cosa si voglia cambiare: abitudini, alimentazione, lavoro, compagnie. Molti vogliono dimagrire qualche kg, altri imparare l’inglese, altri magari cambiare lavoro… ma quanti poi dedicano al loro obiettivo tutte le loro energie?

Sì dai, insomma…vogliamo spesso tante cose ma davvero ci si impegna (con costanza) per poche. Quindi sì…serve un buon motivo, per dimagrire, per studiare, per lavorare. Un buon motivo persino per cambiare. E per mantenerla nel tempo quell’intenzione!

E come si trova allora un buon motivo? Molto spesso non basta “stare un po’ male”, stress, fastidi, problemi fisici non bastano  a far cambiare abitudini grandi o piccole: io mi intossico, sapendo di farlo. E questo mi fa rabbia, tanta, ogni volta, fino al click.

Ma in quest’ultimo mese il click è stato più forte e ho applicato con forza il mio metodo (ne parlo qui e qui) per mantenere le forza di questo cambiamento, perché il motivo buono per farlo ce l’ho (la salute vera!) e anche il click rivelatore (le piccole intossicazioni!).

Ogni giorno, ogni settimana va vissuta pienamente, disponendo di tutte le energie che si hanno, di tutta la forza e la lucidità possibile. Perché auto-sabotarsi con piccole o grandi abitudini che in realtà mi avvelenano?

cambiare

Io voglio avere pieno rispetto di me, del mio corpo, involucro prezioso che mi custodirà tutta la vita, e voglio mettermi nella condizione ogni giorno di essere la migliore versione di me stessa. Senza intossicazioni o avvelenamenti piccoli e costanti.

Io mi voglio bene e mi prendo cura di me, questo è il mio nuovo buon motivo!

 


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Ma poi…viaggiare per lavoro è una cosa bella o brutta?

Domanda complessa con mille sfumature e per rispondere parlo del mio caso, di cosa è capitato a me, di come la vivo io.

Prima lavoravo in un azienda: un bel posto fisso, invidiato da molti, un’azienda apposto, e tutti i giorni stessa scrivania e stesso tragitto casa-lavoro. Facce, luoghi, progetti… Ed era per me…terribile!!!

lavorare 2Ora sono 7 anni che ho lasciato quel lavoro “fisso” e che sono invece un consulente, formatore e coach in diverse aziende, e giro come una trottola per tutta Italia e la mia risposta è : “una cosa bellissima!!“. Vedo tanti posti, conosco molte città, ho modo di sperimentarti in molti modi diversi, di gestire imprevisti, di capire come gira il mondo e come funziono io in quel mondo così veloce e così pieno di treni, voli, coincidenze, stazioni e occasioni da prendere.

Per farvi un esempio, solo negli ultimi 30 giorni ho preso 8 voli, 10 treni, 14 notti in hotel, molti taxi, molte cene da sola in posti e locali che non conosco. Città viste? Milano, Ostuni, Torino, Roma, ancora Ostuni e poi Roma, e infine Lecce.

Domani torno a casa. E stasera scrivo proprio da qua, da Lecce, da Mamma Elvira, mentre bevo un bicchiere di vino e sgranocchio Olive e Taralli (no, veramente i taralli li lascio nel simpatico vassoio perché il glutine non lo mangio, come sapete da qui).
viaggio

C’è chi pensa che prendersi un aperitivo, o cenare da soli, sia una cosa “brutta”. A me piace da impazzire!!! Non solo perché ormai ci sono abituata (e non mi fa più strano) ma perché è un modo meraviglioso di entrare nella realtà di una città, scegliere e infilarsi in un bar carino, sentire il dialetto, bere un vino locale, sentire di cosa parlano le persone o qual è il mood del posto e nel frattempo pensare, scrivere, leggere. Ho letto molti libri (prossimamente un post sui libri interessanti letti in viaggio) e scritto molti articoli dedicando tempo a me, alle mie riflessioni e credo che sia tempo prezioso, raro, importante.

Ci sono dei contro? Sì certo, se me lo chiedete nei giorni grigi direi “è terribile viaggiare tanto per lavoro!!”, è stancante stare con la valigia in mano, non avere una vita regolare nella propria città, dormire in posti sempre diversi non costruire routine e abitudini “normali” e a volte torno a casa letteralmente schiantata dal luna park delle trasferte ma quindi….

Qual è il mio verdetto finale sul lavorare in trasferta?

E’ bello, stimolante e offre uno spazio personale, lontano da tutti dove entrare in contatto con se stessi, ascoltarsi, pensare, non intontirsi di cose da fare o di aspettative da rispettare. Certo mettete in conto una vita stancante e anche che sì, si è soli, davvero soli, senza amici, colleghi, parenti e se questo non spaventa diventa un’occasione meravigliosa per uscire a cena…con se stessi. 

E questo è raro, utile…e prezioso. Volete un consiglio? Provateci.

Provate a uscire con voi stessi. Potreste trovarvi interessanti!

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Come si fa a cambiare le proprie “cattive” abitudini? Come diventare la versione migliore di se stessi? – PARTE 2

Ed eccoci alla seconda parte del post…come si fa a cambiare le proprie (cattive)abitudini e a diventare la versione migliore di se stessi?

 Dicevamo che questo percorso di cambio-abitudine (di cui abbiamo iniziato a parlare qui) è adatto a qualsiasi tipo di comportamento ci venga in mente: dall’iniziare la dieta, al cominciare a correre, all’iniziare a studiare una lingua, all’impegnarsi in più (o in meno!) in un lavoro! E’ un processo composto da 4 passi, tutti importanti e propedeutici al successivo, cioè se non ho trovato un buon perché è meglio che non vado avanti, o se ho un buon motivo ma non ho deciso di farlo comunque vada, con continuità a prescindere dai primi risultati, mi conviene pensarci su ancora un po’ piuttosto che iniziare a fare qualcosa di nuovo e poi…fermarmi perché ho perso voglia e intensità!

Ogni passo è importante, una volta raggiunta una tappa….si può scivolare nel passo successivo con maggiore probabilità di successo e di non tornare indietro come il gambero!

Ecco il percorso di cambio-abitudine:

  1. VOLERLO (davvero)
  2. DECIDERLO (sul serio)
  3. PIANIFICARLO (concretamente)
  4. FARLO (con disciplina e non con sforzo)

1 e 2 li abbiamo trattati qui e siamo arrivati (almeno nel mio caso a dire) che voglio stare bene, voglio prendermi cura di me perché mi sono ammalata e voglio in futuro abitare il mio corpo in modo più consapevole e responsabile, è la casa in cui abiterò ogni giorno e mi voglio trattare bene, meglio ogni singolo….(il perché quindi ce l’ho) e ho scelto di farlo sempre, ogni giorno, con tutti gli strumenti che mi possono servire. Ho deciso di farlo a prescindere dal commento che fanno gli altri, di farlo anche quando sarò stanca e non mi andrà, di farlo anche se non ci sono risultati subito. Ho capito cosa voglio davvero e perché, e ho deciso di farlo con costanza, senza se e senza ma. ora è venuto il momento di andare avanti…she-disegned

  1. PIANIFICARLO (concretamente)

Bene, abbiamo capito perché farlo e deciso di farlo davvero. Ora è il momento di organizzarsi per renderlo possibile: cioè fare in modo che l’intenzione e la scelta trovino terreno reale di concretezza. Se decido che domani inizio la dieta oggi organizzo la spesa e i pasti cosicché domani non avrò scuse: posso davvero farlo, è reale!

Quindi se ho deciso che mediterò, leggerò e mi allenerò ogni giorno, devo iniziare a chiedermi come lo farò davvero nella realtà: quando starò a casa mia a Roma, ma anche quando sarà in vacanza o fuori in trasferta per lavoro. Ho deciso che lo farò comunque quindi…serve pianificarlo bene.

 

Significa che, se penso alla palestra (per l’allenamento) realizzo che andrebbe bene solo se sono a Roma, quindi significa che, per le trasferte, dovrò sempre cercare hotel con la palestra inclusa oppure più semplicemente significa potermi allenare da sola, sul pavimento di qualsiasi camera, per 10-15 minuti. Significa chiedersi quindi cosa fare: allenamento funzionale o yoga e magari scaricare dei video da Youtube o cercare esercizi facili da poter riprodurre solo con un tappeto o un asciugamano a terra. Così non ho scuse, posso davvero farlo sempre a prescindere da dove sarò: è organizzato/pianificato in modo tale che davvero posso allenarmi ogni mattina, ovunque io sia.

E così (sempre seguendo il mio caso come esempio) per la meditazione o la lettura significa trovare gli accorgimenti per renderlo concreto e fattibile (e pianificabile) ogni giorni: dalle App sul cellulare per meditare, ai libri digitali sul Kindle…. Qualsiasi cosa renda possibile il vostro obiettivo di cambiamento.

in conseguenza poi alla decisione che mi voglio bene ogni giorno, e lo farò ogni giorno, ho anche pianificato che, per poterlo davvero fare ogni giorno, dovrò meditare e allenarmi ogni mattina prima del lavoro (così so che avrei sempre tempo, mentre se lo faccio la sera è più a rischio dei cambiamenti giornalieri) e leggerò invece ogni sera, prima di andare a dormire diminuendo TV o social vari.

Ho trovato il perché, deciso di farlo e mi sono organizzata per non avere scuse: per farlo davvero in modo continuo!

motivazione

  1. FARLO (con disciplina e non con sforzo)

Solo ora è il momento di iniziare a Fare quell’azione decisa. Ora, non prima: prima significherebbe secondo me esporla ad un più probabile fallimento perché manca qualcosa e cioè un vero perché (che alimenta la motivazione), una vera decisione duratura (che alimenta la costanza e la perseveranza) e una vera organizzazione (che consente la reale pianificazione e attuazione quotidiana)!

 

Ora significa fare quello che si è deciso: per me alzarsi un’ora prima e meditare e allenarsi. E andare a dormire un’ora prima rinunciando al resto, per leggere un po’ e dormire meglio!

Farlo è solo la conseguenza di una serie di scelte prese prima, non è forza di volontà o sforzo, è disciplina applicata ad un buon perché!

E cari amici ripeto…non sono matta, né dotata di energia sovraumana….ho solo scelto che mi fa bene, è importante per me, mi migliora ogni singola giornata, ho deciso di farlo ogni giorno e mi sono organizzata per riuscirci! Riuscirci così è più facile,  e quando non ci riesco (sì! qualche giorno salto a dimostrazione che non è uno sforzo di volontà, e in questi giorno non è un dispiacere, so che succede ma che la normalità è continuare a farlo…il piano complessivo non è messo in discussione. Lui persiste sempre!

“Non puoi chiamare il vento ma puoi tenere aperte le finestre” – B.Lee

Nei prossimi post vi racconterò come sono arrivata a decidere di praticare la mia miracle morning mattutina, quale routine alla fine ho strutturato per me e cosa ho letto/studiato e applicato per arrivare a quello che faccio ora. E se vi interessa scriverò anche di qualche trucchetto o esercizio usato per approfondire e “sbloccare” ciascuna fase o su come faccio poi a incastrare tutto in una vita direi…passata su e giù tra treni e aerei, o in giro per l’Italia!

Eh no…confermo ancora: non sono matta! =)

 


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Come si fa a cambiare le proprie “cattive” abitudini? E come diventare la versione migliore di se stessi?

Quando racconto agli amici quello che faccio la mattina loro…ridono!! Anzi alcuni ridono e dicono “tu sei matta!”, altri con tanto di sorriso e occhietti alzati al cielo esclamano “io non potrei mai perché non ho la tua forza di volontà”.

Tutte le volte che mi fanno questa osservazione sorrido ma sento l’amaro in bocca: NO, non lo faccio con s-forzo di volontà…. Ma con cura di me.

Andiamo per gradi: come si fa a stare bene davvero e a migliorarsi?  Qual è il segreto? Come si fa? E volontà o altro?

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Io credo che prima di parlare di COSA fare sia importante ragionare su COME si arriva a farlo.

Non è un atto di volontà ma ho solo voluto, deciso, pianificato e…fatto! Faccio con disciplina e continuità, e non con forza (o sforzo) di volontà.

E già perché per migliorarsi non serve ripetersi di continuo “devo dimagrire” o “dovrei fare sport” o “vorrei tanto imparare inglese” no, per migliorarsi serve prima un atto risoluto di coraggio: sceglierlo davvero!

Per me il percorso nasce ben prima di iniziare a fare delle cose (che sia la dieta, lo yoga, la corsa…) passa cioè da quattro azioni ben specifiche che possono durare 10 minuti in tutto oppure settimane ma sono necessarie, sia che stiate pensando di mettervi a dieta sia di diventare Amministratori Delegati della vostra nuova e futura società.

E il percorso è:

  1. VOLERLO (davvero)
  2. DECIDERLO (sul serio)
  3. PIANIFICARLO (concretamente)
  4. FARLO (con disciplina e non con sforzo)

Ma andiamo per gradi perché per ciascuna fase ci sono benefici potenzianti e…. inciampi! Molto spesso non si riesce a fare una cosa non perché non si è capaci, ma come effetto di un blocco nei passi precedenti, pensati frettolosamente o addirittura saltati.

Per fare un esempio semplice: non riesco forse a seguire una dieta (che sarebbe un problema del fare) se nel frigo di casa e nella dispensa non ho i cibi giusti (quindi problema di decisione e di pianificazione: aver fatto la spesa giusta!).

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  1. VOLERLO (davvero)

Io credo che per decidere di intraprendere un’azione di cambiamento serve prima di tutto un GRANDE PERCHE’!

Perché davvero lo vuoi fare? Qualsiasi nuova azione sia…perché farlo?!? Perché? Seguo l’esempio della dieta: perché davvero mettersi a dieta? Per perdere 3 kg? O perché si vuole stare avvero meglio con se stessi? Per mettere l’abitino che non entra più o perché ci si vuole sentire leggeri, sgonfi e tonici qualsiasi vestito si indosserà?

Di questo sto parlando: non c’è nessuna azione, tanto meno nessun cambiamento, che duri che non abbia un gran PERCHE’ sotto! Il mio è stato ammalarmi: scoprire la connettivite e il tumore, le rigidità muscolari continue e la paura di stare male ed è venuto spontaneo trovare una cura, una cura che funzioni a qualsiasi ora inizi!! Ma credo che non serva arrivare ad una grande malattia per farsi questa domanda!

Trovato il proprio grande perché ora sappiamo perché volerlo davvero e siamo davvero, dal mio punto di vista, a metà strada: se il perché tiene davvero…il resto sarà più facile! E siamo pronti al passo successivo…

2- DECIDERLO (sul serio)

Una volta che so perché voglio fare questa cosa serve coraggio e non tanto volontà: serve decidere di buttarsi. Decidere che qualsiasi cosa accada porterai avanti questa tua decisione.

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La mente mille volte ci farà dubitare della bontà di questa scelta: ci dirà che abbiamo altre priorità, o che non conviene, o che siamo troppo stanchi, che potremo rimandare ad un altro momento, che vedi alla fine non funziona davvero…e mille altre “giustificazioni” così. Quindi deciso il perché farlo è il momento di chiederci davvero se siamo decisi a farlo sul serio, comunque vada: cioè non una settimana o due, non solo se da buoni risultati subito, non solo se gli altri ci riconoscono la bellezza/utilità del nostro gesto.

Dobbiamo decidere che lo faremo sul serio anche se non ci saranno risultati, non ci arriveranno commenti positivi dagli altri, non saremo sempre super felici di farlo. Lo faremo comunque.

Stiamo decidendo con coraggio che avremo perseveranza, che continueremo a farlo a lungo termine. E credetemi questo è il punto critico. Spesso qui si sottovaluta l’effetto di tanti giudizi/commenti che facciamo noi verso noi stessi o gli altri rivolti a noi.

Io ho scelto di meditare, leggere e allenarmi ogni giorno, ogni mattina anzi, perché fa bene a me, anche se sembrerò matta, anche se mi costa fatica, anche se gli altri difficilmente capiranno, anche se significa perdere qualcosa della vita serale, e quindi amiche e fidanzati potrebbero lamentarsi del mio andare a letto presto. Ho deciso di farlo perché fa stare bene a me, a prescindere dai giorni in cui crederò che non vale la pena o altri mi diranno che sarebbe più divertente (e lo è!) fare altro! Ho scelto di essere costante, il che non significa sempre-sempre, in modo rigido, ma significa in modo continuo, a prescindere dai risultati.

Come va allora avanti la storia?

Per la pianificazione (3) e infine l’azione (4)…ci vediamo al prossimo post! E se vorrete scriverò anche qualche trucchetto o esercizio che ho usato per approfondire e “sbloccare” ciascuna fase!

“Se sapessero quanto tempo ho dedicato alla mia preparazione 

non direbbero che sono un genio”

– Michelangelo –


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Tumore? Al via l’arte dell’improvvisazione!

La domanda è: nella vita è meglio la strategia o l’improvvisazione? Più efficace essere  pianificatori o navigatori a vista?

Avrei detto “essere strategici”… Prima. Oggi dico: giù dal piedistallo della perfezione!!

Oggi ho passato la giornata a disdire tutti gli appuntamenti presi per la prossima settimana, le trasferte, le aule, i pazienti. Tutto disdetto, rimandato. Perché mi chiama l’oncologa e mi dice che mi inserisce in un protocollo di indagine per le metastasi. Disdico tutto perché vince lei. Così oggi non so più se ha senso organizzare sempre tutto.

E infondo poi…. Mi sembra normale che accada così, ci sono quasi abituata. Che la malattia vince sui miei programmi, che stravolge l’agenda, modifica i piani e le priorità. 

E sorrido ripensando che tempo fa mi sono ritrovata anche a discutere a lavoro sul perché ho smesso di avere una pianificazione degli obiettivi annuale o biennale, sul come mai navigo a vista o prendo scelte “immediate” venendo meno a obiettivi professionali disegnati.

piedistallo

Oh sì certo lo so anche io che non si fa, si procede con un piano, una bussola e una cartina… Ma anche con il vento nelle vele. Non contro. Ho imparato che quando hai degli obiettivi di salute trimestrali del tipo “passare indenne il prossimo controllo tra 3 mesi” tutto il resto assume relativamente poca importanza. Obiettivi, sfide, progetti…

Tutto è magicamente positicipato ad un generico “dopo”. A un “dopo non so quando”, solo “dopo“, dopo che un medico avrà detto che “sono pulita”.

Fino a quel giorno mi prendo il diritto di navigare a vista, o di pianificare e disdire tutto e di fare colpi di testa e cambiamenti di rotta perché se non ho scelto io di avere un tumore posso almeno scegliere io di godermi la vita nel trimestre che intanto passa lì in mezzo.

Da lunedì a venerdì … Di nuovo in ospedale.

Infondo sabato compio 34 anni.

Coincidenze significative.

 


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Gli effetti collaterali del tumore? +silenzio+solitudine-normalità

Continuo a pensarci. Al fatto che il tumore rende più soli. Sono passati 3 anni per me ma è ancora così.

Perché non è una cosa di cui parlare, con cui gli altri stanno volentieri in contatto, e non è una cosa con cui tu che ce l’hai stai volentieri in contatto.

Sì xche già di tuo ti senti un diverso, uno sfortunato, uno che ha una cosa che non voleva, e ti chiedi “perché proprio io?”.

Ed essere diversi diciamo che no, non è piacevole. Essere malati è un po’ come essere diversi, davvero non è una cosa che vuoi, che sei felice di avere, o di cui parli volentieri. Preferiresti essere rimasto nella categoria dei “normali”, ancora uno normale come tanti, senza vizi di fabbrica.

Gli altri poi…. Parlare delle malattie è difficile, fa aprire emozioni e finestre dolorose in ciascuno,e così meglio allora o non parlare, sviare, ignorare, o parlare “sopra”, del “fare”, della “cura”.

E così chi ha una malattia, un tumore, e già combatte la fatica, i dolori, i pregiudizi e la diversità…. Si trova che forse forse è meglio non parlarne, o se proprio deve parlarne poco, in modo concreto razionale, operativo e lucido. L’importante è che sembri capace di “stare tranquillo, che tanto tutto si sitema”.

Così la tristezza, la paura, il dolore restano là in un angolo buio di te, in uno scrigno che via via diventa sempre più nascosto dentro di te, e inaccessibile al fuori.

E meno ne parli, più diventa pieno quello scrigno. Pièno stracolmo, eppure invisibile. È così alla fine ti senti solo, perchè le persone magari provano a starti vicino ma senza sapere davvero come stai, senza poterti vedere davvero: un po perché loro fanno a modo loro, e un po perché tu (io) tieni tutto nascosto e continui a far credere che va tutto bene ed è tutto sotto controllo.

È così te ne stai lì, con le tue illusioni, il tuo scrigno di paure, i tuoi sogni e la tua diversità. Perché sì, tutti hanno paure sogni e diversità ma…. Il tumore…. Beh lui ti rende un portatore di solitudine. 

Tumore=solitudine+silenzio-normalità

… il tumore, e il timore, rendono portatori sani di scrigni. Pieni, fragili, ricchi, dolorosi, preziosi.




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La vita è un treno. Cosa metto in valigia?

Guardo la mia agenda di queste settimane: Roma-Milano-Alghero-Torino-Palermo-Rende. Si persino Rende, che fino a questo progetto non sapevo neanche dove fosse. E invece è in Calabria. E una dietro l’altra, ogni giorno si cambia città.

C’è che prendo treni e aerei di continuo. C’è che il mio lavoro mi piace molto ma che forse… Ho raggiunto il limite.

Già il limite: questa cosa che io ignoro, mi illudo che a me non tocchi, che non ho limiti, che io posso fare tutto. Questa è l’illusione che metto in valigia insieme a vestiti, tacchi, PC e libri.

Continuo a ignorare i segnali del corpo, i dolori qua e là, la stanchezza serale, gli occhi sempre secchi, le ginocchia dure e le mani pietrificate.

Le ignoro fino a che, in un giorno come ieri, un immunologo mi guarda serio e mi dice che “devo smetterla!”.

Smetterla di fare finta che “guarirò così, senza far niente, facendo passare il tempo”, “guarirò con la psicoterapia”,sì infondo “guarirò un giorno, quasi un po’ come per magia”.

Infondo io continuo a fingere, a credere che sono come prima, forte come prima, giovane come prima, 30enne come prima. Come tutti i 30enni pieni di forza ed energia.

La verita è che senza tiroide non sono più la stessa, l’Èutirox non è e non sarà mai più come gli ormoni “naturali”, il mio metabolismo è cambiato, la mia stanchezza “senza controllo” è cambiata. 

C’è che non posso ignorare gli effetti a medio lungo termine dell’assenza di tiroide, di un carcinoma, di uno squilibrio immunitario, di una connettivite che no, non passerà per magia. Non posso ignorare gli effetti di 3 anni così, densi e appiccicosi e collosi che mi hanno profondamente cambiata, dentro e fuori.

C’è che mi illudo, ancora, che su e giù tra treni e aerei, tra progetti interessanti e creativi, la vita è solo bella e che la malattia passì così, sfumata tra le nuvole, sparpagliata in giro, qua e là, lontana da me. 

La verità è che lei è  tutta qui, dentro di me, sempre con me, pronta ad ogni partenza e attenta ad ogni ritorno. 

Non posso più….ignorarla. Tra un treno e l’altro è giunto il momento che io pensi a me, e alla mia cura.

La vita è un treno, sì, pieno di magia e illusioni, opportunità e stanchezze. 

Forse però posso scegliere l’andatura a cui spingermi senza sparpagliarmi io in giro.


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Ricominci-amo. Da qui.

Ecco, ci sono momenti come questi, in cui tutto ricomincia. E io rimango …attonita.

Mi capitano spesso, proprio a settembre questi momenti, quando ci sono i riavvii delle attività dopo l’estate. E mi chiedo spesso cosa fare, che anno sarà, cosa è più giusto seguire, a quali progetti dedicare energie e tempo e quali invece…chiudere.

Mi sento un po’ coraggiosa, un po armata, e un po’… in gabbia!

pesce-squalo

C’è che non sono mai stata brava a scegliere: da quale scarpe mettere a quale colore di maglione indossare, dagli esami opzionali dell’università ai fidanzati..al lavoro. C’è che tutto mi sembra interessante, piacevole, stimolante. E anche se avverto che è impegnativo o poco piacevole…la verità è che sento sempre quel campanello che suono: la sfida. Ogni cosa nuova per me è una sfida: un gioco che inizia con “ce la farò?”. E la risposta dentro di me è sempre “Sì, buttati”. Fare tante cose è sempre stata la ricetta della mia esistenza.

  • “Se abbiamo paura di essere, di vivere, possiamo mascherare questa paura intensificando il nostro fare. Più siamo occupati, meno tempo abbiamo disponibile per sentire, essere, vivere.” – A. Lowen

Ora è settembre e da più fronti, lavorativo e personale, mi arrivano domande chiare: “Cosa vuoi fare? Su cosa vuoi concentrarti? verticalizza…focalizza…allinea…investi….” …e io rimango così seduta sul divano, tazza di caffè bollente accanto, agenda aperta, pc acceso…business plan bianchi davanti a me… e sento che ci sono troppe spinte dentro di me, troppi obiettivi, troppe idee, troppe cose.

Io non voglio più essere occupata in tante cose, io voglio essere impegnata in cose di valore. E allora c’è questo, che forse per quest’anno la cosa che più voglio imparare è prendere la vita con leggerezza.

leggerezza

Basta con il perfezionismo, la sfida, e il voler arrivare dappertutto. Forse basta anche pensare a come fare ogni cosa, all’effetto di ogni cosa, a se conviene o no, se è seria o no, se.

E così sono tornata a scrivere proprio qui. Uno spazio a cui penso spesso, con cui litigo e faccio pace. Uno spazio che amo. Qualsiasi sia il suo futuro.

Ricominci-amo.

zen2


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Andare davvero nella direzione dei sogni: si può mollare tutto e ripartire?

Stamattina, 08.22, sulla mia bacheca di Facebook compare una citazione dalla pagina di una scuola di yoga che seguo e che dice: “Andiamo con fiducia nella direzione dei nostri sogni.”

Subito sotto l’asana del Guerriero.

Già.

guerriero

Ora sono le 18.42 ed è tutto il giorno che mi ritorna in mente questa frase. E che immagino il sogno che vorrei realizzare. Lo so bene qual è, sono mesi che ci penso.

Penso di continuo a come ridurre questo scollamento che sento tra cosa sto facendo e cosa davvero vorrei fare. Tra il ritmo che vorrei avere…e quello che nei fatti invece ho. Mi sento strappata tra questi due pezzi, e non so bene come fare a ricucire lo strappo. Mi sembra che il treno su cui sono non sta andando nella direzione che vorrei. Mi accorgo però mentre le fermate passano e mentre su quel treno io faccio veramente tante cose, belle e interessanti, che mi sembrano davvero “giuste” ma che mi stanno portando via da quelle che davvero vorrei fare.

Ogni tanto penso che vorrei lasciare andare, mollare tutto, il lavoro che sto facendo, la vita di oggi con le sue opportunità, certezze e stanchezze per costruire qualcosa di più piccolo e più lento, anzi per la verità vorrei mollare tutto per avere il tempo di scrivere.

Di studiare e di scrivere. Di pubblicare sul mio blog, di pubblicare il mio libro, di finirne un altro, di scrivere articoli e progetti sul tema benessere e integrazione mente-corpo.

Di studiare, di avere il tempo lento e prezioso per studiare, masticare, deglutire, respirare e trasformare quello che leggo in nuovi contenuti utili un domani per la formazione di altri.

hope

Ma questa sarebbe una start-up personale alternativa, non di una nuova azienda, ma di una nuova me, più connessa con quello che davvero vuole fare “da grande”. Poi mi dico che il tempo di studiare è passato, era un lusso dell’università, ora sono “grande”, lavoro e mi devo mantenere, ora non si può fermare la giostra, ora c’è un conto in banca da presidiare e una serie di cose da portare avanti, che hanno tutte un costo.

E allora il sogno si ferma, perché per portare avanti tutto serve proprio stare su quel treno e fare proprio le cose che sto facendo ora: la consulente aziendale, la formatrice, la psicologa viaggiatrice seriale per l’Italia, tutti progetti che per fortuna sono anche stimolanti, ma che inesorabilmente mi tolgono tempo e spazio (interno ed esterno) per fare le altre, quelle che vorrei davvero fare.

Coltivo l’idea di mollare tutto e mettermi per 6 mesi a leggere, studiare e scrivere e solo poi ripartire, non so per dove, non so bene con quali progetti.

Sogno la possibilità di fare il vuoto, e dal vuoto generare una nuova partenza.

Aprirsi e non chiudersi

Poi i pensieri scorrono e in realtà penso che c’è la possibilità di far fluire la me di adesso in quella che vorrei diventare, fare cioè lentamente piccoli cambiamenti che portino verso il nuovo, micro-aggiustamenti fino alla meta desiderata perché le mie due parti si completino a vicenda. Sì, mi ritroverò tra qualche tempo a fare la psicologa scrittrice, sportiva, formatrice che parla di benessere andando lei stessa al ritmo giusto del benessere… Sì questa è la speranza che coltivo e la strada che sto cercando di costruire ora a Roma.

E sta succedendo, a piccoli, incerti e lenti passi.

Eppure certe volte, come oggi, sogno la possibilità di fare il vuoto, di arrendermi e dal vuoto generare qualcosa di nuovo e di autentico per me.

Per ora sto con quello che c’è, sento la contraddizione e sento lo strappo, e mi impegno a fare bene quello che faccio perché mi dia soddisfazione e per domani…spero presto di trovare ago e filo per cucire  oppure il coraggio di saltare verso i miei sogni.

O di attraversare il cambiamento come il Guerriero.

“Pensa a cosa potresti realizzare se solo smettessi di metterti i bastoni tra le ruote” – 

Seth Godin