Lento Lento Veloce Lento

A quale ritmo va il benessere?


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Tumore? Al via l’arte dell’improvvisazione!

La domanda è: nella vita è meglio la strategia o l’improvvisazione? Più efficace essere  pianificatori o navigatori a vista?

Avrei detto “essere strategici”… Prima. Oggi dico: giù dal piedistallo della perfezione!!

Oggi ho passato la giornata a disdire tutti gli appuntamenti presi per la prossima settimana, le trasferte, le aule, i pazienti. Tutto disdetto, rimandato. Perché mi chiama l’oncologa e mi dice che mi inserisce in un protocollo di indagine per le metastasi. Disdico tutto perché vince lei. Così oggi non so più se ha senso organizzare sempre tutto.

E infondo poi…. Mi sembra normale che accada così, ci sono quasi abituata. Che la malattia vince sui miei programmi, che stravolge l’agenda, modifica i piani e le priorità. 

E sorrido ripensando che tempo fa mi sono ritrovata anche a discutere a lavoro sul perché ho smesso di avere una pianificazione degli obiettivi annuale o biennale, sul come mai navigo a vista o prendo scelte “immediate” venendo meno a obiettivi professionali disegnati.

piedistallo

Oh sì certo lo so anche io che non si fa, si procede con un piano, una bussola e una cartina… Ma anche con il vento nelle vele. Non contro. Ho imparato che quando hai degli obiettivi di salute trimestrali del tipo “passare indenne il prossimo controllo tra 3 mesi” tutto il resto assume relativamente poca importanza. Obiettivi, sfide, progetti…

Tutto è magicamente positicipato ad un generico “dopo”. A un “dopo non so quando”, solo “dopo“, dopo che un medico avrà detto che “sono pulita”.

Fino a quel giorno mi prendo il diritto di navigare a vista, o di pianificare e disdire tutto e di fare colpi di testa e cambiamenti di rotta perché se non ho scelto io di avere un tumore posso almeno scegliere io di godermi la vita nel trimestre che intanto passa lì in mezzo.

Da lunedì a venerdì … Di nuovo in ospedale.

Infondo sabato compio 34 anni.

Coincidenze significative.

 

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Gli effetti collaterali del tumore? +silenzio+solitudine-normalità

Continuo a pensarci. Al fatto che il tumore rende più soli. Sono passati 3 anni per me ma è ancora così.

Perché non è una cosa di cui parlare, con cui gli altri stanno volentieri in contatto, e non è una cosa con cui tu che ce l’hai stai volentieri in contatto.

Sì xche già di tuo ti senti un diverso, uno sfortunato, uno che ha una cosa che non voleva, e ti chiedi “perché proprio io?”.

Ed essere diversi diciamo che no, non è piacevole. Essere malati è un po’ come essere diversi, davvero non è una cosa che vuoi, che sei felice di avere, o di cui parli volentieri. Preferiresti essere rimasto nella categoria dei “normali”, ancora uno normale come tanti, senza vizi di fabbrica.

Gli altri poi…. Parlare delle malattie è difficile, fa aprire emozioni e finestre dolorose in ciascuno,e così meglio allora o non parlare, sviare, ignorare, o parlare “sopra”, del “fare”, della “cura”.

E così chi ha una malattia, un tumore, e già combatte la fatica, i dolori, i pregiudizi e la diversità…. Si trova che forse forse è meglio non parlarne, o se proprio deve parlarne poco, in modo concreto razionale, operativo e lucido. L’importante è che sembri capace di “stare tranquillo, che tanto tutto si sitema”.

Così la tristezza, la paura, il dolore restano là in un angolo buio di te, in uno scrigno che via via diventa sempre più nascosto dentro di te, e inaccessibile al fuori.

E meno ne parli, più diventa pieno quello scrigno. Pièno stracolmo, eppure invisibile. È così alla fine ti senti solo, perchè le persone magari provano a starti vicino ma senza sapere davvero come stai, senza poterti vedere davvero: un po perché loro fanno a modo loro, e un po perché tu (io) tieni tutto nascosto e continui a far credere che va tutto bene ed è tutto sotto controllo.

È così te ne stai lì, con le tue illusioni, il tuo scrigno di paure, i tuoi sogni e la tua diversità. Perché sì, tutti hanno paure sogni e diversità ma…. Il tumore…. Beh lui ti rende un portatore di solitudine. 

Tumore=solitudine+silenzio-normalità

… il tumore, e il timore, rendono portatori sani di scrigni. Pieni, fragili, ricchi, dolorosi, preziosi.




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E’ tempo di ferie, di bilanci e di idee per le vacanze! Cosa fare? Cosa non?

Il tempo del prendersi cura

Per me l’inizio delle ferie estive coincide ancora con la fine dell’anno.

Staccare per il mese di agosto è ancora come chiudere con la scuola a metà giugno: l’anno è finito ed è tempo di bilanci. Com’è andato quest’anno? Me lo chiedo con molta più convinzione in questo momento che nei giorni di capodanno.

E’ stato un anno (scolastico, ops… lavorativo) denso. Molto. Provo a dividerlo in 3 trimestri, proprio come i nove mesi della scuola!

  1. Primo trimestre: settembre- novembre. Sono partita proprio male! C’è stato ancora un ricovero in ospedale e un’altra radio. E il sentirmi a pezzi subito dopo. E il periodo fino a dicembre di lenta ripresa, fisica ed emotiva. Il secondo colpo al mito della forza, della giovinezza, della perfezione e dell’invincibilità è stato segnato ed è stato più duro del precedente. Con il primo avevo avuto la bordata iniziale, il crollo del mito …ma poi la cura, e quindi in un certo senso anche la sensazione di aver fatto tutto il possibile e…cavoli in ogni aspetto della mia vita se m’impegno al massimo funziono, quindi se mi impegno nel curarmi…guarisco! Invece con il tumore non funziona proprio così, tu fai il tuo meglio, ma lui fa anche un po’ come gli pare, cresce con logiche sue, vive di dinamiche che non governi tu. Tu puoi facilitare o ostacolare la crescita ma lui…fa il suo percorso.

Quindi il secondo colpo è servito a farmi capire un’altra cosa (oltre al fatto che non sono invincibile e perfetta già capito l’anno prima!): che il lavoro di prendersi cura di se stessi non ha un tempo, non ha un obiettivo a breve termine, non lo comandi con “la testa”, non dipende solo da quello che fai tu. Da quello che vuoi tu.

Il prendersi cura di sé richiede sì impegno e costanza ma anche… lentezza, pazienza e tanta accettazione. Di come si è. Di resta in contatto con le giornate no, di veder andare e venire le forze, di sentirsi bene e poi di nuovo male, di fare visite mediche che vanno bene, e poi magari analisi che vanno male. Il tempo della cura è un tempo fatto di tanta pazienza con se stessi. Di tanto amore per se stessi. Sia che arrivino i risultati sia che no. Il tempo della cura richiede ascolto di se stessi, di dedicare a sé massima attenzione, rispetto…amore. Di fare (esercizi, alimentazione, medicine, cure…) ma anche di non fare. Non forzare la mano, stare, introdurre piano le nuove abitudini e aspettare che portino miglioramenti. Significa coltivare il semino del benessere e aspettare, proprio come se fosse una piantina interna, che dia i suoi frutti. Diventare coltivatori di se stessi. Lentamente. Attenti ai propri movimenti interni, alle azioni da fare ma anche al tempo naturale di maturazione, che richiede anche il riposo.

Ho dedicato un trimestre a questo e…non mi è piaciuto per niente. Ma mi è molto servito. E questo lo scopro solo ora che lo vedo in prospettiva.

what u need

  1. Secondo trimestre: Dicembre/Febbraio: vacanza lunga in America per la nascita di mio nipote. Sì, mio nipote: gioia e amore infiniti per lui. Scoprire di innamorarsi da adulti un po’ per giorno di un esserino piccolo che prima non esisteva e poi esiste. Il primo giorno non lo conoscevo e l’ho annusato. C’ho messo qualche giorno a farlo entrare in me. A prenderci confidenza. Poi non lo volevo lasciare più!!!!!! Ma tornata in Italia ho sentito quanto la forza bella di questo nuovo amore di zia… mi avesse dato carica e buon umore. La vita è piena di cose emozionanti!!! E così a febbraio sono tornata a lavoro, felice, pronta a ripartire. Avevo ricaricato le batterie ed ero di nuovo sulle mie gambe, pronta a ricominciare!

cura bimbo

  1. Terzo trimestre: Marzo-Giugno, facciamo Luglio. Eh si che le ho fatte andare queste gambe! Su e giù per trasferte di lavoro tra Roma, Milano, Lecce, Torino e chi più ne ha più ne metta! Ho sperimentato ancora la follia di mille trasferte e valigie sempre aperte, l’esasperazione per le troppe aule di fila, la fatica di avere sempre ogni giorno tante persone davanti con cui parlare, ma anche il divertimento e la soddisfazione di lavorare con le persone e di piantare ogni giorno dei piccoli semini per il cambiamento personale. Ho lavorato tanto, e dimenticato però un po’ del mio benessere, meno allenamento, meno attenzione al mangiare bene proprio perché sempre in giro. In questo periodo sono stata quindi esausta, motivata, arrabbiata, energica, disperata, forte. Un variopinto caleidoscopio di emozioni per dire….felice.

lavorare 2

  1. E oggi? Sono stanca ma soddisfatta di me, molto. E non parlo solo degli ultimi mesi ma proprio di tutto quest’anno. Denso, fatto di cose brutte, poi belle, tutte importanti. L’ultimo controllo della dottoressa di 15gg fa è positivo, sembra che il tumore sia “silente”, spero tanto che se ne sia andato. Mi fa quasi venire i brividi scriverlo, non dovrei mi dico. Non posso dire cose che non so. Io non so se c’è o non c’è ora lui nel mio corpo, ma so che da domani sono in ferie e il mio unico scopo è prendermi cura di me.

I love myself

Auguro a me, e a tutti, di avere del tempo per la cura di sé, in un modo autentico, vero, profondo, lento, spontaneo.

Che le ferie siano un momento per divertirsi, ricaricarsi, viaggiare, visitare, fare ma anche stare, aspettare, respirare,  creare un po’ il vuoto, per stare in compagnia di se stessi, con tutto quello che c’è in noi.

vacanze

Take care,

Silvia


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Meglio o Peggio. A dita incrociate.

Sono uscita da due giorni. Dopo la radioterapia e 10 gg di isolamento a casa. Oggi finalmente posso passeggiare per le strade di Roma, oggi sono libera.

meglio o peggio?

meglio o peggio?

Tutti mi chiedono se è stato peggio l’anno scorso o quest’anno. Il fatto che questa volta mi abbiano fatto una dose 4 volte maggiore dovrebbe già chiarire molti dubbi. Eppure…molti me lo chiedono. Dunque ora rispondo: è stato peggio?!?

Più che del dolore fisico io parlerei del fatto che è una terapia lenta e con la stessa lentezza succhia anima. Mentre lentamente, senza più ormoni, ti fa addormentare, ti prende le energie, ti asciuga gli occhi e la bocca, ti fa bruciare e gonfiare, trasforma il gusto di qualsiasi cosa in amaro e altera via via tutti i senti…. ecco, mentre lei fa questo, tu perdi “il segnale” con te stessa.

Ti prende l’anima e te la ridà dopo qualche giorno, quando rincolli uno per uno al corpo i sensi e le sensazioni; e quando tutti ti chiedono “Com’è stata, meglio o peggio dell’anno scorso?“.

E tu, io cioè, riesco solo a pensare con una buona dose di sorpresa che… non ti ero posta questa domanda, ne prima ne durante. Perché il punto non sono gli effetti collaterali della radioterapia o quanto dolore fa, lì, mentre la fai, (e quindi proporzionarli rispetto alla volta precedente); il punto doloroso è doverla fare. E più ancora doverla rifare. Non importa se farà più o meno male fisicamente, fa male perché sai che non hai ancora finito; sai che la guerra dentro di te è ancora in atto.

Prende l’anima sapere di combattere una cosa che cresce dentro di te e che, nessuno sa bene perché arriva o come farla smettere. Tutti sperano, con te, che quel trattamento funzioni ma…si sta tutti con le dita incrociate.

E sotto questo punto di vista, la volta scorsa è uguale a questa. Si prende l’anima facendoti cadere in uno stato di sonno vigile costante e duraturo…. e si timone sospesi, con le dita incrociate. Fino alla frase del medico: “Sembra andata bene, non ci sono metastasi a polmoni e ossa“. E poi ne aggiunge un’altra: “Prossimo controllo tra tre mesi“.

Allora lì ti ridanno l’anima. Ma con una nuova data di scadenza, corta, per di nuovo trattenere il fiato e incrociare le dita. Tocchi di nuovo terra, fino alla prossima sospensione.

Questa volta quindi è stata dolorosa, per la mente e per il corpo, proprio come l’altra volta; solo che ci sono arrivata con un anno in più di stanchezza, di fiato trattenuto e di dita incrociate. Stanca di condurre tante battaglie, di non sapere chi vince, ma di continuare a combattere. Tutte battaglie dolorose, coraggiose, e speriamo… vinte.

Con i piedi per terra…in libertà...

Con i piedi per terra…in libertà…

E ora…mi godo la libertà di restare con i piedi per terra e respirare.

Take care!


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il blocco della scrittrice

Per un po’ non sono riuscita a pubblicare niente. Ho avuto qualche mese di strano blocco dello scrittore…
Avevo pensato al blog come strumento per condividere percorsi verso il benessere… e che quindi, una volta fatta la fatica di raccontare pubblicamente il passaggio difficile dello scorso anno,  avrei scritto solo di cose “belle”. Non avrei dovuto parlare di attimi difficili, ma solo di una ripresa, magari a tratti lenta o veloce, ma comunque una ripresa.
Invece tra giugno e luglio, mentre off-line procedo con i controlli, qualcosa si incrina…cominciano i dubbi sulla salute, qualche numero sulle analisi del sangue che si sballa, qualche espressione perplessa sul volto della dottoressa, qualche accertamento in più che mi viene richiesto….e sì, mi sono fermata!

prendiamoci del tempo…

prendiamoci del tempo…

16 giugno 2014. Corridoio. Seduta. Davanti ad una porta chiusa con dei fogli appoggiati sulle gambe e una busta gialla porosa che li racchiudeva tutti.
Dovevo ritirarle per forza queste analisi. Da 10 giorni facevo finta di “dimenticarmi”.
Perché tanto erano solo controlli, perché tanto potevo “stare tranquilla” perché tanto “va tutto bene”… O forse perché avevo un brutto presentimento.
E sono qui a guardarle, la testa in aria, le gambe sconnesse dal corpo, il galleggiamento nel tempo e nello spazio in atto perché sì, è così, un valore è aumentato. E non doveva. Doveva restare 0.
Ma ok…è aumentato di poco, quindi non significa niente. Magari mi sto allarmando per niente. Quel tessuto rimasto li, in gola, quei pochi millimetri di (ex)tiroide, è vivo.
Non credo sia un bene ma magri sbaglio.
E ora sono qui ad aspettare che la dott, dietro questa porta, mi spieghi che fare. Se aspettare, agire, fare di nuovo.
Finisce che sì, va tutto bene….ma è complicato. Questo tipo di carcinoma follicolare è…aggressivo e raro e merita attenzioni diverse.
Aspettiamo, ripetiamo le analisi e l’ecografia e capiremo meglio cosa fare.

7 luglio 2014. Venerdì mi richiama la dott.ssa, sono pronte le analisi e mi chiede di vederci urgentemente. Ci vediamo lunedì ma già so come andrà la conversazione. Nessun medico ti chiama prima dicendo nella stessa conversazione “urgentemente” e “valutiamo” per darti poi solo buone notizie.
E così vado, lunedì mattina.
E dovrò fare quello che non voglio fare.
Di nuovo una radioterapia.
A settembre, dopo le ferie,
Così ho un blog che parla di benessere, ma non riesco a scrivere perché dovrei scrivere che sto male. O che starò per stare male. Ma non voglio mentire quindi…non dico niente.

lunedì: si inizia!

lunedì: si inizia!

8 settembre: lunedì. iniziare a fare quello che non voglio fare. Medicina Nucleare. Ospedale di Busto Arstizio.

9 settembre: oggi. Decido che è il momento di uscire dal blocco. Stare con quello che c’è, significa anche restare sinceri. Forse anche questo è benessere, forse accettare questa cura è un altro passo di benessere.


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La settimana della volontà, dei saputelli e dei semini infiniti.

Eccomi. A Roma. Sul mio divano mentre fuori sembra stia per arrivare il diluvio universale.

Intanto penso: finalmente è sabato. Finalmente un po’ di tempo, lento, a casa, da sola.

E’ stata una settimana difficile, a Milano per 4 gg, molto carica, molto VeloceVeloce, lavoro, impegni, riunioni, incontri, amiche, serate, aperitivi e chiacchiere fino alle due del mattino.

È stata una settimana dura per la mia determinazione. Non la mia direttamente, che per me è sempre alta, ma per la considerazione che ho di lei, di loro: della determinazione, dell’impegno e della forza di volontà.

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In questa settimana riassumendo i mohito, gli allenamenti, le Zene, un fratello e una psicoterapeuta… le mie orecchie hanno sentito molte cose.

Procedo più o meno in ordine cronologico:

  1. tutto quello che c’è intorno a me è frutto delle mie percezioni/interpretazioni, cioè le creo con la mente
  2. la mia mente, le mie credenze e atteggiamenti generano la mia realtà, e generano allora sia le cose belle che quelle brutte
  3. ergo: mi sono generata un tumore. Grazie a credenze e atteggiamenti poco “funzionali”
  4. i tumori vengono a causa di un’alterazione nel DNA di una cellula che poi si riproduce in modo disfunzionale e salta anche il programma di autodistruzione. Per cui si altera e si duplica all’infinito. E questo non è un bene. E sui programmi di alterazione e duplicazione del DNA ancora non si sa molto. Ma la “scienza” crede che abbia poco a che fare con “le credenze”
  5. però c’è anche chi dice che forse è un bene che si crea, che è una risposta adattiva del corpo e che anzi…andrebbe lasciato “decorrere”
  6. che la determinazione e l’impegno con cui ho lavorato in questi ultimi anni, con un atteggiamento troppo “VeloceVeloce” e carico di responsabilità, ha causato la Connettivite e il tumore
  7. che lo stress è l’origine di tutto, il cortisolo (un ormone) darebbe origine a tutto: stanchezza ma anche euforia, e i troppi anticorpi nel sangue, i kg di troppo e anche il tumore
  8. che c’entra la genetica, anzi forse l’epigenetica
  9. che c’entra la chimica, gli ormoni e le medicine
  10. che lo stress fa brutti scherzi
  11. che se oggi ingrasso è per via delle cure ormonali, ah no dello stress, ah no del fatto che mangio e bevo troppo, ah no, del fatto che continuo ad avere nella mente delle “credenze giudicanti” verso me e verso tutti per cui costruisco un’immagine di me con un corpo “sbagliato” per potermi poi giudicare, quando si manifesta in realtà proprio quello che non voglio
  12. che sto bene solo quando mi muovo, perché mi carico, e che invece quando mi fermo cado nella lentezza, stanchezza e depressione, e mi sento scarica. Ma è tutto un atteggiamento e un carattere poco “efficace” a lungo termine
  13. che mi alleno perché mi fa sentire bene, ma in realtà siccome mi carica troppo, anche quello potrebbe essere un “troppo” che mi stressa…e che quindi…mi farà male. Io mi alleno perché mi piace, e mi fa stare bene (così almeno a me pare!) e perché mi hanno insegnato che se uno vuole dimagrire deve mangiare in modo attento e fare attività sportiva. Quindi mi alleno con costanza perché credo che mi porti a dei risultati. Ma forse qualcuno dice i risultati arriverebbero di più se stessi a riposo, come farebbe l’amica mia più pigra…
  14. che è proprio il mio atteggiamento di sfida costante, la determinazione e la forza di volontà continua a stressarmi, quindi a farmi ammalare, quindi a farmi venire il tumore.
  15. che forse ho parlato con troppe persone diverse. Bevendo troppo con ciascuna di loro!!

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Ne esco quindi confusa, triste e arrabbiata. Troppe cose e troppo diverse, troppi a parlare come se fosse “chiaro”, ciò che a me, che lo vivo da dentro, chiaro non è.

 

Ecco quindi che in questa settimana ho sentito tante cose ma capite solo 3:

 

  1. Mi serve capire meglio alcune cose, e quindi mi leggerò “Biologia delle credenze” di Lipton, “Super brain” di Chopra, qualcosa di Hamer e la sua “nuova medicina germanica” e poi magari vedere “Bleep
  2. Devo rallentare con la “forza di volontà”. Ho sempre creduto che “impegno+azioni=risultato”. Forse dovrei trovare un altro modo di “stare in queste scarpe, su questo mondo oggi”. Peccato solo che io non so come si faccia in un altro modo a stare, perché per 30 anni ho creduto che la forza di volontà fosse una qualità, che sfida, intenzionalità, forza e impegno fossero gli ingredienti per affrontare tutto, anche le difficoltà; e non che le creassero. Quindi sì, forse dorò trovare un altro modo di fare le cose. Ma non so quale cavolo sia, conoscevo quello, mi piaceva e mi dava risultati. Ora cosa significa trovare un altro atteggiamento?!?
  3. Forse devo chiedere a qualcuno di aiutarmi. Forse per questo ho parlato con tante persone in questa ultima settimana. Ma dati i tanti punti di vista, neuroscienze, bioenergetica e biomedica, medicina dello sport, stregoneria varia ed endocrinologia…. forse mi ci vorrebbe uno specialista di “benessere olistico”…ah si forse in giro ne esiste anche qualcuno. Ma sono stanca di chiedere a qualcuno di dirmi cosa posso fare per stare bene. Mi tocca, per fortuna o per tortura, trovare da me le mie risposte, il mix di azioni da fare, la dose giusta di forza di volontà, le credenze a cui credere. (Sperando che poi, se è vero quello che qualcuno dice, generino un mondo intorno e dentro di me che mi piaccia!)

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Torniamo al punto, tanto fastidioso da sentire e scrivere: tutti parlano e hanno un’opinione che presentano come “certa”. Forse è anche vero che tutti hanno un pezzo di verità in mano ma poi si comportano come fosse LA verità. E forse più che scienza diventa “religione”.

E tutti si comportano come se “appiccicata una spiegazione certa della materia malattia/salute” il malato si senta “apposto”, chiarito e consapevole, perfino curato dalla certezza più forte.

Invece no, chiedo a tutti i saputelli di questo mondo abbiate molto rispetto quando dite a voce alta la vostra verità, forse è una certezza per voi, meno per altre orecchie, che stanno ancora cercando.

Cercherò le mie risposte, sperando di non trasformarmi in una saputella. Intanto cerco l’amica mia più pigra….e mi faccio insegnare qualcosa.

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“Tutti sanno contare i semi in un frutto, ma nessuno sa dire quanti frutti generanno da uno di quei semi. “ D. Chopra