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A quale ritmo va il benessere?


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E’ tempo di ferie, di bilanci e di idee per le vacanze! Cosa fare? Cosa non?

Il tempo del prendersi cura

Per me l’inizio delle ferie estive coincide ancora con la fine dell’anno.

Staccare per il mese di agosto è ancora come chiudere con la scuola a metà giugno: l’anno è finito ed è tempo di bilanci. Com’è andato quest’anno? Me lo chiedo con molta più convinzione in questo momento che nei giorni di capodanno.

E’ stato un anno (scolastico, ops… lavorativo) denso. Molto. Provo a dividerlo in 3 trimestri, proprio come i nove mesi della scuola!

  1. Primo trimestre: settembre- novembre. Sono partita proprio male! C’è stato ancora un ricovero in ospedale e un’altra radio. E il sentirmi a pezzi subito dopo. E il periodo fino a dicembre di lenta ripresa, fisica ed emotiva. Il secondo colpo al mito della forza, della giovinezza, della perfezione e dell’invincibilità è stato segnato ed è stato più duro del precedente. Con il primo avevo avuto la bordata iniziale, il crollo del mito …ma poi la cura, e quindi in un certo senso anche la sensazione di aver fatto tutto il possibile e…cavoli in ogni aspetto della mia vita se m’impegno al massimo funziono, quindi se mi impegno nel curarmi…guarisco! Invece con il tumore non funziona proprio così, tu fai il tuo meglio, ma lui fa anche un po’ come gli pare, cresce con logiche sue, vive di dinamiche che non governi tu. Tu puoi facilitare o ostacolare la crescita ma lui…fa il suo percorso.

Quindi il secondo colpo è servito a farmi capire un’altra cosa (oltre al fatto che non sono invincibile e perfetta già capito l’anno prima!): che il lavoro di prendersi cura di se stessi non ha un tempo, non ha un obiettivo a breve termine, non lo comandi con “la testa”, non dipende solo da quello che fai tu. Da quello che vuoi tu.

Il prendersi cura di sé richiede sì impegno e costanza ma anche… lentezza, pazienza e tanta accettazione. Di come si è. Di resta in contatto con le giornate no, di veder andare e venire le forze, di sentirsi bene e poi di nuovo male, di fare visite mediche che vanno bene, e poi magari analisi che vanno male. Il tempo della cura è un tempo fatto di tanta pazienza con se stessi. Di tanto amore per se stessi. Sia che arrivino i risultati sia che no. Il tempo della cura richiede ascolto di se stessi, di dedicare a sé massima attenzione, rispetto…amore. Di fare (esercizi, alimentazione, medicine, cure…) ma anche di non fare. Non forzare la mano, stare, introdurre piano le nuove abitudini e aspettare che portino miglioramenti. Significa coltivare il semino del benessere e aspettare, proprio come se fosse una piantina interna, che dia i suoi frutti. Diventare coltivatori di se stessi. Lentamente. Attenti ai propri movimenti interni, alle azioni da fare ma anche al tempo naturale di maturazione, che richiede anche il riposo.

Ho dedicato un trimestre a questo e…non mi è piaciuto per niente. Ma mi è molto servito. E questo lo scopro solo ora che lo vedo in prospettiva.

what u need

  1. Secondo trimestre: Dicembre/Febbraio: vacanza lunga in America per la nascita di mio nipote. Sì, mio nipote: gioia e amore infiniti per lui. Scoprire di innamorarsi da adulti un po’ per giorno di un esserino piccolo che prima non esisteva e poi esiste. Il primo giorno non lo conoscevo e l’ho annusato. C’ho messo qualche giorno a farlo entrare in me. A prenderci confidenza. Poi non lo volevo lasciare più!!!!!! Ma tornata in Italia ho sentito quanto la forza bella di questo nuovo amore di zia… mi avesse dato carica e buon umore. La vita è piena di cose emozionanti!!! E così a febbraio sono tornata a lavoro, felice, pronta a ripartire. Avevo ricaricato le batterie ed ero di nuovo sulle mie gambe, pronta a ricominciare!

cura bimbo

  1. Terzo trimestre: Marzo-Giugno, facciamo Luglio. Eh si che le ho fatte andare queste gambe! Su e giù per trasferte di lavoro tra Roma, Milano, Lecce, Torino e chi più ne ha più ne metta! Ho sperimentato ancora la follia di mille trasferte e valigie sempre aperte, l’esasperazione per le troppe aule di fila, la fatica di avere sempre ogni giorno tante persone davanti con cui parlare, ma anche il divertimento e la soddisfazione di lavorare con le persone e di piantare ogni giorno dei piccoli semini per il cambiamento personale. Ho lavorato tanto, e dimenticato però un po’ del mio benessere, meno allenamento, meno attenzione al mangiare bene proprio perché sempre in giro. In questo periodo sono stata quindi esausta, motivata, arrabbiata, energica, disperata, forte. Un variopinto caleidoscopio di emozioni per dire….felice.

lavorare 2

  1. E oggi? Sono stanca ma soddisfatta di me, molto. E non parlo solo degli ultimi mesi ma proprio di tutto quest’anno. Denso, fatto di cose brutte, poi belle, tutte importanti. L’ultimo controllo della dottoressa di 15gg fa è positivo, sembra che il tumore sia “silente”, spero tanto che se ne sia andato. Mi fa quasi venire i brividi scriverlo, non dovrei mi dico. Non posso dire cose che non so. Io non so se c’è o non c’è ora lui nel mio corpo, ma so che da domani sono in ferie e il mio unico scopo è prendermi cura di me.

I love myself

Auguro a me, e a tutti, di avere del tempo per la cura di sé, in un modo autentico, vero, profondo, lento, spontaneo.

Che le ferie siano un momento per divertirsi, ricaricarsi, viaggiare, visitare, fare ma anche stare, aspettare, respirare,  creare un po’ il vuoto, per stare in compagnia di se stessi, con tutto quello che c’è in noi.

vacanze

Take care,

Silvia

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I numeri del desiderio….

Oggi

  1. 1 ora
  2. 1 giorno si e 1 no
  3. 12 km di strada
  4. 1 donna, anzi due, anzi tre
  5. 1 palestra
  6. 22 minuti in motorino da casa
  7. 1 desiderio: sentire di nuovo me

 Questi i numeri del mio impegno, del mio desiderio. Mi è sempre piaciuto fare sport: nuoto, syncro, palestra, corsa, pilates, danza… Ho sempre cercato, provato, usato, allenato il mio corpo…ho sempre fatto qualcosa! Sempre!

 

Ma stare male mi ha fatto perdere la connessione con il mio corpo e…c’ho messo un po a trovare con cosa (e come) aiutarmi a riprendermi davvero. In questo post voglio fare una specie di riassunto di tutto quello che ho sperimentato e del mix di strategie che oggi mi fa stare bene, poi se vi interessa metterò un post per ciascuno degli allenamenti che qui magari cito solo! Qui voglio solo ricapitolare come sono arrivata a scoprire alcune discipline e come …le uso! Quando ho scoperto di avere la connettivite (con tutti i dolori articolari e le rigidità mattutine annesse!) ho ancora di più sentito il bisogno di combattere quei dolori fisici, non con il cortisone, ma con l’allenamento. Se ero rigida, potevo sciogliermi con lo stretching o con altri esercizi ad hoc. Poi, dopo l’intervento alla tiroide, ci sono stati i mesi di debolezza e stanchezza infinita, mai provata prima, poiché senza medicine il metabolismo si ferma.

E ogni movimento è diventato faticoso. Infine, dopo la radioterapia ,ero a terra ancora di più!

Sentivo però di non poter mollare, volevo tornare “forte”, coi muscoli vivi, con la pelle bella, le gambe forti.

Allora ho cominciato con le lezioni individuali di Pilates, in un centro bello, elegante e senza tempo di Milano (http://nuke.centroara-pilates.it). Chi dice che il Pilates è la ginnastica dei vecchi…dovrebbe davvero provarlo almeno una volta! E’ tosto, davvero tosto!

Sia sulla macchina, sia con i piccoli attrezzi sia a corpo libero….è davvero un allenamento intenso. Le prima volte dopo un ora di lezione…mi sembrava di non riuscire nemmeno a tenere in piedi il motorino tanto mi tremavano i muscoli delle braccia e delle gambe.

Poi mi sono abituata e …c’ho preso gusto! Mi sono fatta insegnare dalla bravissima (e bellissima) Antonella Stroppa una sequenza di esercizi che potevo fare anche a casa, a corpo libero o con gli elastici e … ogni mattina ripetevo la sequenza, a casa, in camera.

  1. 1 bel CD (Ad esempio: Soha, John Legend, Hotel Costes…)
  2. 50 min per me, per il mio corpo, per il mio respiro.

E ho sentito subito i benefici: il corpo si allunga, i muscoli si rinforzano, e il senso di “benessere” è prolungato. Le rigidità articolari con cui mi sveglio si allentano.

Se faccio Pilates poi ho una giornata “morbida”, se salto Pilates poi ho una giornata “dura”. Quindi: faccio pilates! Tutti i giorni, tutte le mattina.

Noioso? Stancante? Faticoso? Oh ma che voglia c’hai tutte le mattine?!? (queste un po’ delle domande di chi viene a sapere cosa faccio)… e la risposta è: ho voglia, mi piace, mi fa bene, bene dentro e fuori. Quindi sì, persevero!!!

E il corpo però…con la sua consueta magia, registra lo sforzo e si abitua all’allenamento quindi…pilates non mi basta più. Sento il bisogno di aggiungere qualcosa, che mi faccia sfogare.

Inizio a correre.

  1. 1 app: nike+
  2. 2 parchi a seconda di dove sono (parco Solari a Milano, o la Caffarella a Roma)
  3. 5 km
  4. 35 min
  5. 1 playlist che spinge (Usher, RIhanna, Beyoncè, …)

E correre è un piacere. Scopro che si corre con le gambe e con la mente. Scopro che dopo sto meglio, scopro che è meraviglioso. E difatti scopro che esiste una cosa a livello fisiologico che si chiama Runner’s High (ve ne parlerò!). Scopro che sono una drogata e non ne voglio fare più a meno. Corro anche in palestra (se fuori piove) ma correre sul tappeto è decisamente più noioso! E ho trovato un compromesso: l’allenamento Interval riesce a farmi piacere anche la corsa sul tappeto (in un altro post vi racconto dell’HIP)!

 Ho sempre odiato allenarmi di mattina, preferisco di gran lunga il dopo lavoro, ma visto che il pilates e la corsa mi salvano dalle rigidità della connettivite allora….la sveglia inizia a suonare presto, molto presto (6, 6.20 al massimo) per riuscire a fare tutto prima di andare a lavoro!

Con pilates e corsa sento il corpo che riprende la forma!

Ma qualcosa non va ancora nel verso giusto. Ho delle crisi di stanchezza forti, troppo forti e male a tutte le articolazioni. Forse sto sbagliando qualcosa, forse mi alleno troppo, forse mi alleno male.

Allora trovo lei, un’altra donna, Daniela, la mia personal trainer di oggi. Le spiego la situazione e con onestà (mista a spietata cattiveria =P ) mi fa capire che sarà un lavoro intenso quello di tornare in forma, di combattere contro gli ormoni. Mi allenerà cambiando sempre carichi, pesi, esercizi, perché il mio metabolismo dovrà subire un bello scossone per potersi riavviare.

Così cominciamo. E arriviamo ai numero dell’inizio. Una palestra, non importa se dalla parte opposta di Roma, un ora di allenamento a giorni alterni e unisco tutto, corsa, pilates, esercizi funzionali, …..

Ogni parte di me…torna a pulsare!!! Alcuni allenamenti sono pesanti ma è davvero troppo figo sentire il corpo che pulsa e che vibra con gli esercizi e la corsa!

 Mi piace allenarmi, mi piace ogni esercizio che faccio (anche quelli in cui in realtà mi sembra di spezzarmi o in cui le mani e i polsi diventano di cemento) e questo per me è la soddisfazione maggiore!

Aimè, c’è ancora la nota dolente: sono passati due mesi e non vedo risultati!!!! AAAAAAAAAAA…la bilancia è ferma!  Non solo non dimagrisco ma anzi tendo ad ingrassare. Sempre un po di più. e i vestiti si fanno piccoli…e no…non è massa magra, non sono i muscoli che crescono (purtroppo!)! I dott. Dicono che è ritenzione idrica, che succede con le cure ormonali che ci siano dei periodi così (ve ne parlerò in un altro post). 

Bene. Ora la mia nuova sfida è lei.

Mi è sempre più chiaro il mio desiderio: allenarmi per dimagrire? NO, allenarmi per stare bene. Allenarmi per stare in forma, dentro e fuori!

Immagine

Ecco allora gli ultimi due numeri del desiderio: 

  1. 60: i kg che vorrei tornare a pesare
  2. 28 la taglia che vorrei tornare ad indossare

“I miei sogni sono irrinunciabili, sono ostinati, testardi e resistenti.” L.Sepulveda