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A quale ritmo va il benessere?


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Andare davvero nella direzione dei sogni: si può mollare tutto e ripartire?

Stamattina, 08.22, sulla mia bacheca di Facebook compare una citazione dalla pagina di una scuola di yoga che seguo e che dice: “Andiamo con fiducia nella direzione dei nostri sogni.”

Subito sotto l’asana del Guerriero.

Già.

guerriero

Ora sono le 18.42 ed è tutto il giorno che mi ritorna in mente questa frase. E che immagino il sogno che vorrei realizzare. Lo so bene qual è, sono mesi che ci penso.

Penso di continuo a come ridurre questo scollamento che sento tra cosa sto facendo e cosa davvero vorrei fare. Tra il ritmo che vorrei avere…e quello che nei fatti invece ho. Mi sento strappata tra questi due pezzi, e non so bene come fare a ricucire lo strappo. Mi sembra che il treno su cui sono non sta andando nella direzione che vorrei. Mi accorgo però mentre le fermate passano e mentre su quel treno io faccio veramente tante cose, belle e interessanti, che mi sembrano davvero “giuste” ma che mi stanno portando via da quelle che davvero vorrei fare.

Ogni tanto penso che vorrei lasciare andare, mollare tutto, il lavoro che sto facendo, la vita di oggi con le sue opportunità, certezze e stanchezze per costruire qualcosa di più piccolo e più lento, anzi per la verità vorrei mollare tutto per avere il tempo di scrivere.

Di studiare e di scrivere. Di pubblicare sul mio blog, di pubblicare il mio libro, di finirne un altro, di scrivere articoli e progetti sul tema benessere e integrazione mente-corpo.

Di studiare, di avere il tempo lento e prezioso per studiare, masticare, deglutire, respirare e trasformare quello che leggo in nuovi contenuti utili un domani per la formazione di altri.

hope

Ma questa sarebbe una start-up personale alternativa, non di una nuova azienda, ma di una nuova me, più connessa con quello che davvero vuole fare “da grande”. Poi mi dico che il tempo di studiare è passato, era un lusso dell’università, ora sono “grande”, lavoro e mi devo mantenere, ora non si può fermare la giostra, ora c’è un conto in banca da presidiare e una serie di cose da portare avanti, che hanno tutte un costo.

E allora il sogno si ferma, perché per portare avanti tutto serve proprio stare su quel treno e fare proprio le cose che sto facendo ora: la consulente aziendale, la formatrice, la psicologa viaggiatrice seriale per l’Italia, tutti progetti che per fortuna sono anche stimolanti, ma che inesorabilmente mi tolgono tempo e spazio (interno ed esterno) per fare le altre, quelle che vorrei davvero fare.

Coltivo l’idea di mollare tutto e mettermi per 6 mesi a leggere, studiare e scrivere e solo poi ripartire, non so per dove, non so bene con quali progetti.

Sogno la possibilità di fare il vuoto, e dal vuoto generare una nuova partenza.

Aprirsi e non chiudersi

Poi i pensieri scorrono e in realtà penso che c’è la possibilità di far fluire la me di adesso in quella che vorrei diventare, fare cioè lentamente piccoli cambiamenti che portino verso il nuovo, micro-aggiustamenti fino alla meta desiderata perché le mie due parti si completino a vicenda. Sì, mi ritroverò tra qualche tempo a fare la psicologa scrittrice, sportiva, formatrice che parla di benessere andando lei stessa al ritmo giusto del benessere… Sì questa è la speranza che coltivo e la strada che sto cercando di costruire ora a Roma.

E sta succedendo, a piccoli, incerti e lenti passi.

Eppure certe volte, come oggi, sogno la possibilità di fare il vuoto, di arrendermi e dal vuoto generare qualcosa di nuovo e di autentico per me.

Per ora sto con quello che c’è, sento la contraddizione e sento lo strappo, e mi impegno a fare bene quello che faccio perché mi dia soddisfazione e per domani…spero presto di trovare ago e filo per cucire  oppure il coraggio di saltare verso i miei sogni.

O di attraversare il cambiamento come il Guerriero.

“Pensa a cosa potresti realizzare se solo smettessi di metterti i bastoni tra le ruote” – 

Seth Godin

 

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Davvero voglio sapere…

Stamattina immersa tra le mail di lavoro trovo una newsletter interessante, parla di “esserci davvero”.
Decido di guardarla un attimo con calma, entro e un link tira l’altro.
Finche trovo lei.
Mi colpisce in ogni parola, per questo scelgo di condividerla qui.
Per un attimo di lentezza, che fa bene al cuore
 
Voglio sapere
 
Non mi interessa cosa fai per vivere,
voglio sapere per cosa sospiri,
e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
 
Non mi interessa quanti anni hai,
voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore,
per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
 
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,
se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita,
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
 
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo,
se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita,
senza cautela, senza realismo e senza pensare alle limitazioni degli esseri umani.
 
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera, 
voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso,
se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.
 
Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia.
 
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni,
se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.
 
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, il tuo o il mio,
e continuare a gridare all’argento di una luna piena.
 
Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due,
e fare quel che si deve fare per i bambini.
 
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare fin qui,
voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco senza retrocedere.
 
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
 
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai in quei momenti vuoti.
 
Scritta da una nativa americana della tribù degli Oriah nel 1890.